In occasione del diciottesimo anno di attività della Fondazione, Piattaforma Infanzia intervista il suo presidente, Ivano Abbruzzi, che racconta la nascita dell’organizzazione, generata dalla “ricerca di un più alto senso del vivere, per fare la differenza per tanti bambini e ragazzi che vivono nel disagio”.

Fare la differenza per tanti bambini e ragazzi in difficoltà in tutto il mondo. È questa la missione de L’Albero della Vita, che compie il suo diciottesimo anno di attività. Nata ad Assisi nel 1997 per mano di un gruppo di uomini e donne, guidati da un unico desiderio, quello della ricerca di un più alto senso del vivere, L’Albero della Vita mira a fare la differenza per tanti bambini e ragazzi che vivono nel disagio. Nell’aprile del 1997 si costituisce l’Associazione di volontariato e, nel gennaio 1998, la Cooperativa sociale. È nel 2004 che nasce la Fondazione, che a tutt’oggi promuove progetti di sviluppo e crescita dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia e oltre i confini nazionali. A diciotto anni dalla nascita, L’Albero della Vita continua ad essere al fianco dei giovanissimi in difficoltà, oggi come ieri.

Uno sguardo ad un’umanità distratta, in gran parte imprigionata in schemi di comportamento individuali e collettivi ripetitivi, limitanti, spesso violenti e coercitivi, spinge l’organizzazione a intraprendere progetti che puntino a stimolare una maggiore consapevolezza nel bambino, nelle famiglie e nelle comunità di vita, partendo dalla protezione dei soggetti più vulnerabili e puntando sull’educazione come strumento capace di risvegliare potenziali latenti e restituire all’individuo il suo ruolo di protagonista del cambiamento. Sono proprio i bambini che hanno incontrato condizioni di grande difficoltà, secondo il pensiero della Fondazione: il grande potenziale di cambiamento sociale e saper trasformare il disagio in una opportunità è il cuore della missione de L’Albero della Vita.

La nostra organizzazione è cresciuta proprio come un albero, le cui fronde sono i tanti progetti in tante diverse aree di intervento e le cui radici sono le basi metodologiche che hanno da sempre indirizzato il nostro intervento”. Lo dichiara a Piattaforma Infanzia il presidente Ivano Abbruzzi, in un’intervista da cui scaturiscono il bilancio di questi 18 anni di attività sul campo e il quadro della situazione attuale dell’infanzia in Italia.

In tutta la storia che ha vissuto all’interno de L’Albero della Vita, quale l’emozione più grande che si porta dietro?

Sicuramente l’attimo della nascita de L’Albero della Vita. Non potrò mai dimenticare quel giorno: ai tempi avevo 26 anni e l’entusiasmo di quegli anni è indimenticabile. Avevamo pochi soldi e tante idee, ma era tutto quello che ci serviva. Il grande desiderio di aiutare gli altri era unito alla sensazione della percezione di una umanità molto bisognosa, da aiutare appunto con la nostra passione, con una visione fecondante e con metodologie appropriate. Ho vissuto a stretto contatto con i bambini accolti nella prima casa di accoglienza, ‘La Bussola’, e una storia che amiamo raccontare è quella di Anna Fatima, la prima bimba ospitata nella casa di accoglienza che all’arrivo aveva solo 7 giorni. Tra onore, gratitudine questa piccolina è stata accolta a braccia aperte. Ed è questo uno degli episodi che ricordo con molta gioia. Anna Fatima è arrivata con la macchina dei servizi sociali del Comune di Milano e ha bussato in questa casa vuota che attendeva ancora il primo ospite. Abbiamo vissuto con i bambini fin dall’inizio e continuiamo ancora oggi a farlo”.

Nel corso di tutti questi anni, gli scenari relativi all’infanzia e i bisogni a questa connessi sono cambiati? Quali le priorità a cui bisogna far fronte oggi?

Il mondo in cui viviamo è in grande cambiamento e oggi il tema di saper interpretare proattivamente il cambiamento, piuttosto che subirlo, è ancora più forte di ieri. Da un altro punto di vista, le problematiche che noi incontriamo lavorando con i bambini e le famiglie sono in qualche modo le stesse di sempre: subiscono le difficoltà perché non riescono ad essere veramente consapevoli delle loro capacità e potenzialità e non sanno come attivare le leve del cambiamento. Cambia la forma del disagio, ma quello che incontriamo fa parte di uno scenario che appartiene all’umanità da sempre e sappiamo le apparterrà in modo diverso anche in futuro. Il nostro impegno deve essere allora quello di dare strumenti e creare nuovi orizzonti per crescere. Oggi ci sollecita con forza il tema della povertà dei minori e delle famiglie in Italia, i cui numeri e i cui effetti hanno assunto dimensioni impressionanti: è diventato importante garantire un livello di assistenza materiale per favorire ai bambini italiani il diritto di nutrirsi, accedere alle cure mediche, praticare sport e attività ricreative e socializzanti. Alle famiglie stiamo offrendo nuovi percorsi di empowerment per superare la povertà, accrescere le competenze educative, offrire ai propri figli migliori opportunità”.

Ivano Abbruzzi Presidente di FOndazione L'Albero della Vita onlus

Quali sono le cose che cambierebbe nell’immediato al fine di garantire a tutti i bambini il rispetto dei propri diritti?

Nelle nostre società, anche in quella italiana, la comprensione di quanto sia importante l’infanzia è ancora del tutto residuale. Il basso livello di attenzione mediatica e politica e di proliferazione culturale delle tematiche dell’infanzia ci porta a vedere che occorre lavorare enormemente a livello di sensibilizzazione.

L’infanzia è il vero cuore del presente e del futuro dello sviluppo umano, ma a livello globale i dati sulla malnutrizione, il mancato accesso alla scolarizzazione, le grandi diseguaglianze, fino ai fenomeni più drammatici, come i bambini soldato o il traffico di minori hanno un’attenzione ancora più bassa ed occorre investire in educazione e sensibilizzazione per accrescere il livello di consapevolezza, di impegno e di investimento”.

Quali prospettive per il futuro de L’Albero della Vita?

Il futuro de L’Albero della Vita ci vede innanzitutto ritornare a rinforzare le nostre radici. Partendo dalle comprensioni neuro-scientifiche, psicologiche, sociologiche che hanno stimolato la nascita dell’organizzazione vogliamo rendere più solide le nostre metodologie di lavoro, osservare con più attenzione, con ricerche mirate, come e quanto il nostro lavoro sappia produrre il cambiamento che tanto auspichiamo e davvero impattare sulla crescita dei bambini e delle famiglie.

Rinforzare le radici del nostro albero affinché le fronde, gli interventi che attuiamo, possano essere sempre più capaci di portare anche nei luoghi più lontani e nelle forme di intervento più recenti la matrice dei nostri valori pedagogici e la nostra visione. I prossimi anni ci vedranno crescere ancora, con progetti e campagne, in nuovi contesti geografici, affrontando le più diverse condizioni di disagio dei bambini in tutto il mondo.

E perché questo possa realizzarsi, il nostro impegno sarà dedicato a raccogliere un più ampio consenso dalla società civile, rinforzando la raccolta fondi, l’advocacy e la comunicazione. In Italia in particolare vogliamo lavorare in maniera innovativa sull’accoglienza dei minori fuori famiglia, consolidando l’istituto dell’affido familiare a cui abbiamo dedicato grande attenzione già negli ultimi 10 anni, ma che merita di crescere ancora tantissimo trovando formule nuove.

Ma anche lavorare insistendo sulle grandi periferie dove povertà, degrado e marginalità sono ancora dominanti, offrendo in modo sempre nuovo ai giovani l’opportunità di guardare oltre il confine e prefigurare nuove opportunità verso cui muoversi. E ancora, con i giovani, puntare sempre di più sull’educazione ai diritti umani e allo sviluppo, stimolando partecipazione e protagonismo sociale, orientandoli ad assumere il ruolo di veri agenti del cambiamento per uno sviluppo sociale sostenibile”.

Paola Longobardi, giornalista di Piattaforma Informa