Qualche giorno fa vi abbiamo parlato di cosa significa crescere allo ZEN di Palermo, e della difficile situazione del quartiere.
Qualche giorno fa abbiamo parlato con il Luogotenente De Novellis dei Carabinieri allo Zen di Palermo e Serena, nostra operatrice nel quartiere, per darvi un ulteriore quadro della situazione.
Da molti anni i carabinieri collaborano positivamente con noi per aiutare i bambini della zona, per fornire sicurezza e cultura della legalità.

De Novellis: “Abbiamo conosciuto L’Albero della Vita 12 anni fa, a seguito di una ricerca ed esigenza reciproca. Per noi Carabinieri avvicinarci alla Fondazione permetteva di introdurci in un quartiere difficile dove avevamo grosse difficoltà a fare degli interventi. Collaborazione volontaria che rappresenta un UNICUM in Italia.

Questo fu un progetto pilota in un quartiere dove ricordiamoci, nessuno esce e nessuno entra. Lo Zen è al termine di una via chiusa, non ci si capita per caso.

“I bambini dello ZEN dicono “andare a Palermo” e non, “andare in centro” perché Palermo la reputano un’altra città”.

Prima quando i carabinieri entravamo nel quartiere per fare gli interventi era un continuo di sputi, insulti, pregiudizi negativi, ora la situazione anche grazie alla collaborazione con L’Albero della Vita sta cambiando.

Allo ZEN ricordiamolo manca tutto: non ci sono fogne, niente rete idrica, le case sono o occupate o abusive. Furti di energia sono frequenti.

Serena “Grazie al laboratorio Impariamo si dava proprio il senso che qui con noi si IMPARA tutto: le regole, la convivenza, il rispetto, lo stare insieme nella legalità”

Il passaggio da carabinieri a Maestri è stato un passaggio fondamentale. Si dava supporto ad attività sociali e si avvicinava uno scopo strategico, per farsi conoscere dalla popolazione e superare i pregiudizi.

Un aneddoto: quando i bimbi sono andati in visita alla caserma, immaginavano fosse tutta nera come le divise e che ci fossero solo celle. Poi hanno visto la cucina, le stanze normali, i bagni. E un bambino ha detto “E’ come casa nostra”.

De Novellis “Se facciamo retata di notte, abbiamo ben chiaro di arrecare meno danno traumatico possibile ai minori. Dobbiamo ovviamente portare avanti l’arresto, ma con l’attenzione ai bambini. Il fatto che ci conoscono ammortizza il trauma.

Un altro bambino a scuola ha riconosciuto il carabiniere che la sera prima gli aveva arrestato il papà. Subito una tragedia emotiva. Poi è il carabiniere dell’arresto che ha spiegato al bimbo il perché. Raccontare la verità si è rilevato il modo migliore anche per aumentare la fiducia, sia dei bambini ma anche delle famiglie del quartiere.

Prima l’unica presenza istituzionale era la scuola, il bimbo stava 5 ore e poi in 10 minuti a casa tutto crollava. Dopo, grazie all’opera congiunta con L’Albero della Vita è cambiato anche l’approccio delle famiglie.

La collaborazione ha reso meno sterile e fredda la considerazione dell’arma e più calorosa.

In piena Pandemia quando tutti dovevano stare a casa sono stati i carabinieri i primi a informarsi su come stavano i bambini cha aiutiamo.

Fuori dallo ZEN le persone si sentono nude, esposte, indifese. Quando per un’attività extrascolastica si fecero volare i bimbi sullo zen una bambina riconobbe casa sua e disse “ma allora siamo a Palermo”.

De Novellis “dobbiamo essere attenti e bravi a capire il reato che le persone stanno commettendo. Se una famiglia di 8 persone che fa la fame è collegata abusivamente alla rete elettrica non posso mandarli in mezzo alla strada. Se una vecchina ricarica il suo ossigeno abusivamente non posso lasciarla senza. Se una mamma porta un’auto senza assicurazione e la usa per portare i figli al mare una volta all’anno non posso sequestrargliela…diverso è lo spaccio, la droga…dobbiamo avere il buon senso di valutare bene ogni singola situazione”.

UN LOCALE NUOVO DA RISTRUTTURA ASSEGNATO ALL’ALBERO DELLA VITA

Assegnare questo locale all’Albero della Vita è stato un segnale forte, il comandante lo paragona a quello che è stato far diventare la casa di Riina una caserma. La macelleria (il locale a noi assegnato era una macelleria) era di un capo mandamento, dove si decidevano i favori, si spacciava, si arruolavano i picciotti. Il quartiere non è un quartiere mafioso ma quel posto si.

Il capo mandamento fu ammazzato in piazza nel 2016, a seguito di questo, la macelleria fu sequestrata e partirono le indagini.

Il passaggio dell’assegnare un locale dalla mafia all’Albero della Vita, vuol dire passare dall’illegalità alla legalità. Vuol dire avere a cuore una realtà come ADV che si occupa dei bambini, delle famiglie, del territorio. E’ un segnale fortissimo. Una bella vittoria.

Il locale è sulla strada, le persone si avvicinano timorose per chiedere che ne sarà…faticano ad avvicinarsi perché sanno cos’era prima.

Far capire che la droga, la mafia, lo spaccio non sono cose normali. E’ un altro passaggio, anche questo fondamentale.

Adesso un ragazzo si è iscritto al liceo classico, un’altra vittoria…si alzerà ogni mattina alle 4 per arrivare a scuola alle 8…un altro vuole fare il geometra per entrare nei vigili del fuoco. Qualcuno si informa sui carabinieri, che stanno diventando esempio positivo, anche se la carriera nell’arma non potranno farla a causa di famiglie con problemi di giustizia, ma anche questo è un segnale forte che racconta un cambiamento di mentalità.

Serena ci dice “allo zen i sogni volano basso, perché i bambini non sanno cosa c’è fuori. Regalare opportunità è anche questo”.

Qualche bimbo chiede come si sconfigge la povertà. Una bimba quando la portammo a teatro per la prima volta disse “che quella era la felicità”. Tutto è scoperta e novità per loro. Anche le mamme vennero portate a teatro (sempre grazie ai carabinieri) e messe in prima fila, non nel loggione, per farle sentire importanti e parte della comunità.

Felicità per le piccole cose, non scontate.

Non è vero che nulla cambia. Le cose sono cambiate, lo zen lo racconta. Quando i carabinieri arrivarono 12 anni fa era in un modo, adesso dopo il lavoro congiunto di questi anni è tutto un altro. L’assegnazione di questo locale appartenente alla mafia un altro ancora.