C’è una Storia che parte da una latitudine lontana, da un Paese di un’Africa fatta di rocce e di lagune, che vive e profuma di cacao e di caffè. C’è una storia di guerre e sfruttamento, che ammazza e costringe ad allontanarsi. Ci sono Stati e Regioni da attraversare e un mare scuro, dalla Libia, da solcare.
L’Italia è un miraggio di speranza ed è un futuro che da un barcone stipato all’inverosimile non si ha la forza nemmeno di immaginare. L’Italia è uno squarcio all’improvviso. È terra ferma su cui corre veloce un treno per Milano. È una voce amica che accoglie e si prende cura, che porta un nome semplice: Anna.
Anna è una ragazza come tante che dedica un poco del suo tempo ad accogliere e aiutare persone come Sandrine e Didier, che scappano da casa soltanto per provare a sopravvivere.
Sandrine e Didier non hanno più di 55 anni in due e a Milano hanno portato un dono. Il “Faro in Città”, il centro di accoglienza gestito da Fondazione L’Albero della Vita, accoglie e protegge, oltre a Sandrine e 10 Didier, quasi un centinaio di vite e poco importa se solo per qualche giorno o qualche mese. Un luogo sicuro, che fu già ostello per giovani studenti universitari, sosta per turisti sfiniti dall’Expo e che adesso è un porto sicuro per chi scappa dalla guerra e dalla morte.
Un rifugio che è alloggio, una riconquista della normalità, fatta di cose semplici: un letto matrimoniale, un tavolo coperto da un foulard blu con sopra dei fiori gialli, un servizio buono di tazze da tè, lenzuola pulite, una culla in attesa, un passeggino pronto, uno spazio giochi per i bimbi e persone con cui condividere i pensieri e tutte le piccole incombenze quotidiane.
Sandrine è una ragazza che ha sempre un’espressione tranquilla e serena sul volto; sorride come chi prende la vita come un regalo. Didier è un uomo grande e grosso, protettivo e sempre in fermento. Stanno insieme ormai da anni, nella buona e nella cattiva sorte. Hanno custodito e protetto in grembo un dono grande, venuto alla luce proprio lì.
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Benvenuta Anna è la storia illustrata che descrive il progetto di accoglienza migranti “Faro in Città“ de L’Albero della Vita
Un dono a cui hanno dato un nome che suona forte come un “grazie”: Anna.
Anna, proprio come la volontaria e amica che è stata vicino a loro in tutto questo tempo. La piccola Anna non vedeva l’ora di venire al mondo, tanto che la sua fretta ha fatto del Faro in Città una culla. Anna è il nome dai tanti significati di una bella storia da raccontare.
Anna adesso sta bene e mangia, piange e dorme fra le braccia di mamma Sandrine e papà Didier. Pesa 3,3 chilogrammi di salute, di vita, di speranza. Quel “futuro” che in guerra si aveva paura anche solo a pronunciare è qui ed è adesso.
E porta un nome semplice: Anna.
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