Amo la mia terra. Da tremila anni la mia tribù la coltiva con rispetto, cura e pazienza e lei, generosa, ci ha sempre regalato i frutti più dolci e nutrienti con cui poter vivere. Eppure, per quanto sia legato a lei, la mia terra stava per diventare anche la mia condanna.

Mi chiamo Bindu, ho ventidue anni e vivo in Assam, uno stato nel nordest dell’India. Il mio villaggio è poverissimo: le case sono fatte in bambù e hanno i tetti in paglia, le strade sono sterrate e le fogne non esistono. Per sopravvivere gli abitanti hanno un’unica possibilità: sono costretti a lavorare 14 ore al giorno nelle piantagioni di tè, mentre i bambini piccoli restano nelle loro capanne abbandonati a se stessi e spesso muoiono di incuria, fame o di un semplice raffreddore che non passa.

Anche i miei genitori hanno sempre dovuto spezzarsi la schiena nei campi e sono stati sfruttati, così come lo erano i miei nonni e così come lo sarei stato io se, quando avevo undici anni, non avessi fatto un incontro che mi ha cambiato la vita.

Il mio salvatore è stato un padre carmelitano che si chiamava Daniel. Un giorno di tanti anni fa arrivò al villaggio con una “cosa” che nessuno nella mia famiglia aveva mai conosciuto: l’istruzione. Quella visita è stata la mia fortuna. È lui, infatti, che mi ha fatto entrare per la prima volta in una scuola. Lì mi hanno insegnato a leggere e scrivere, a studiare e a iniziare a capire il mondo. Oltre alle nozioni e ai numeri, ho imparato come usare tutta questa conoscenza per non farmi più imbrogliare dai prepotenti e per scegliere che vita fare.

Come utilizziamo i fondi del Sostegno a Distanza

Oggi ho anche capito una cosa fondamentale: è necessario imparare a conoscere se stessi, a osservarsi dall’esterno, a farsi delle domande per capire come si sta “dentro” in modo da trovare le risposte per stare bene “fuori”, con gli altri.

Sono grato per tutti questi “regali” per la mia vita. Gli insegnanti mi spiegarono che una persona che abita molto lontano da qui aveva deciso di aiutare me e altri bambini, per proteggerci da una vita ingiusta. Grazie a questo signore che vive a migliaia di chilometri, in Italia, io avrei avuto il diritto di ricevere l’istruzione in una scuola, due pasti sani al giorno e persino dei controlli medici periodici.

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Bindu e il destino cambiato è la storia illustrata che descrive il Sostegno a Distanza ad India “SAD de L’Albero della Vita

La mia famiglia non avrebbe dovuto pagare nulla perché ci avrebbe pensato lui. E dire che io non avevo nemmeno mai visto un dottore. Tutto questo, mi dissero, si chiama Sostegno a Distanza. Quella persona altruista mi ha ricordato la terra generosa di cui mi raccontavano i miei nonni e allora ho cercato di dimostrare che mi meritavo questa fiducia: ho continuato i miei studi e mi sono iscritto all’università, che finirò quest’anno.

Ho anche cominciato a insegnare nella scuola in cui ho studiato, così voglio dare il mio contributo per aiutare coloro che l’hanno fatto con me, perché altri bambini possano sperare di avere un futuro migliore. E possano cambiare il loro destino.

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