La campagna #lavocedeibambini prodotta da FABRICA con la direzione creativa di OLIVIERO TOSCANI rivela quanto gli italiani che frequentano i social pensano sul tema della povertà in Italia. Bassa consapevolezza su un problema che colpisce 1 bambino su 8.

Se parliamo di povertà in Italia, e più nello specifico, della percezione delle cause che, secondo gli utenti dei social (Facebook, Instagram e Twitter) portano le famiglie italiane a essere in condizioni di povertà estrema (dato che colpisce, secondo l’Istat* oltre 1,8 milioni di famiglie in povertà assoluta per un totale di 1,26 milioni i minori) le espressioni e parole che vengono principalmente utilizzate sono: immigrati, migranti, prima gli italiani, reddito di cittadinanza, contributi, evasione, governo.

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È quanto emerge da un’analisi dei commenti rilasciati a seguito del lancio della campagna #lavocedeibambini che pone una domanda semplice e diretta agli utenti “Papà perché siamo poveri?”. A farla Andrea, di 11 anni circa, che dal 30 di settembre popola il web con reazioni inaspettate e immotivate.

Raggruppando gli oltre 1.000 commenti arrivati in sole due settimane e studiandoli con i principali metodi di linguistica computazionale e analisi testuale, si può delineare un quadro molto preciso di che cosa pensano gli “italiani social addicted” del tema con una spaccatura, pressoché pari al 65% tra chi sostiene che

  • la povertà delle famiglie in Italia ha uno stretto collegamento con l’immigrazione (25%)
  • e chi invece, attribuisce la colpa al mal governo del nostro Paese (40%).

I primi si esprimono con commenti come “Prima gli Italiani”, “Accogliamo e manteniamo giovanotti e non bimbi denutriti”, “Perché tu non sei un palestrato arrivato con la nave con uno smartphone di nuova generazione…peggio per te!”; i secondi, invece con espressioni quali “Perché i nostri politici andrebbero cacciati”, “Perché il nostro Governo pensa prima ai migranti che ai nostri bambini”, “La risposta è semplice, perché chi ci governa non pensa al suo popolo bensì a stare attaccati alle loro seggioline, mangiando alle spalle nostre!”.

Collegato a questi due aspetti, c’è poi chi chiama in causa il fenomeno dell’evasione fiscale (5%) dichiarando “Proprio non volete o non riuscite a capire: se le risorse per affrontare il tema della povertà sono poche non lo dobbiamo a quanto investito nell’accoglienza ma al moltissimo che lo stato non incassa a causa dell’evasione fiscale che è ai massimi livelli a livello europeo!”.

Non manca il solito attacco al mondo dell’associazionismo (10%) ormai lungamente e continuamente denigrato e bistrattato anche nei confronti di chi cerca di trovare soluzioni alla povertà e alla domanda di futuro dei più fragili. “Il tema che viene maggiormente portato in causa è legato alla mancanza di realizzazione di strutture con i fondi dell’sms del terremoto “Perché dove sono finiti i soldi dei terremotati?”.

E non si lascia escluso nessuno, neppure il mondo ecclesiastico storicamente da sempre sensibile al tema del contrasto alla povertà “Andate in Vaticano, bussate e vi sarà aperto” in questa modalità si esprime il 7% degli intervenuti.

E se è vero che l’ironia salverà il mondo, non mancano commenti di questo tono, perché al popolo del web si può attribuire la superficialità, ma non certo la mancanza di originalità e di ironia nei commenti “Di Maio ha detto che ha già sconfitto la povertà!”, “La povertà in Italia, non ci credo!”.

Solo una piccolissima parte ha una buona consapevolezza del fenomeno e dichiara che “Perché non si aiutano i genitori”, “Date posti di lavoro e opportunità alle famiglie e ai genitori”; “Io ho frequentato le elementari negli anni ’60 e posso assicurare che la povertà era molto più diffusa di adesso ed era miseria vera”.

I più speranzosi concludono “Adesso c’è il reddito di cittadinanza; quindi non si può dire che lo Stato non aiuta gli italiani”; “Con il reddito di cittadinanza il problema della fame non dovrebbe esistere più. Ora, con il reddito di cittadinanza, il problema della fame dovrebbe scomparire”.

*Dati Istat “Le statistiche di Istat sulla povertà” periodo di riferimento anno 2018, pubblicati il 18 giugno 2019

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