In molti Paesi del mondo industrializzato, e in particolare nel nostro, la prima parte dell’anno è stata dolorosamente sconvolgente e indimenticabile. Ad Haiti, invece, il 2020 è iniziato in un modo drammaticamente più “consueto” al Paese caraibico, ovvero all’insegna dei rapimenti, una modalità che tante bande criminali hanno scelto per finanziare i loro loschi traffici: nessuno è stato risparmiato, né i religiosi né i bambini al ritorno da scuola, rapiti per un riscatto di meno di 20 dollari.
.
In questo clima sociale assolutamente invivibile, nelle ultime settimane ha fatto breccia anche lo spettro del Covid-19. All’inizio le istituzioni e i media hanno sottovalutato la pericolosità del virus e a tenere banco nelle città sono state la disinformazione e le dicerie come “il virus colpisce solo i bianchi”, “il caldo rende i neri immuni dal contagio”, “per proteggersi basta bere limone e bicarbonato” e così via.
Dopo i primi (pochi) casi accertati, invece, la popolazione ha reagito con paura e violenza, arrivando persino a bruciare la casa di un professore che aveva detto pubblicamente di temere di essere stato contagiato e che poi era risultato negativo al test.
Ora Haiti si è fermata, le scuole sono state chiuse, alle 8 di sera entra in vigore il coprifuoco e alla popolazione è stato ordinato di mantenere le distanze. Ma è una richiesta irrealizzabile perché in un Paese dove la promiscuità è altissima e intere famiglie vivono in una stanza, spesso senza accesso ad acqua corrente ed elettricità, usano latrine comunitarie e sono costrette a lavorare ogni giorno per sopravvivere, il distanziamento sociale non è che un’utopia.
Anche in questa situazione noi continuiamo a lavorare e cerchiamo di fare arrivare il supporto ai bambini che sosteniamo. I nostri operatori sono in contatto quotidiano con loro e cercano di aiutarli a superare questo momento di crisi. Insieme ai nostri partner CISV e Groupe Médialternatif, abbiamo realizzato interventi di emergenza per dare da mangiare ai bambini e portare prodotti di sanificazione: abbiamo consegnato sacchi da 25 chili di riso, fagioli, mais, farina e pacchi di pasta, pomodoro e altri alimenti a lunga conservazione.
Vedi anche quello che stiamo facendo per i bambini e le famiglie in Italia
Abbiamo fornito secchi dotati di rubinetto per lavarsi le mani, saponi, cloro e guanti. Infine ci stiamo occupando anche di sensibilizzare la popolazione sulle pratiche igieniche da adottare e sulla lotta alla stigmatizzazione: la povertà, l’ignoranza e la paura sono pericoli che si sommano a quello della malattia e, infatti, ogni persona sospettata di essere contagiata rischia di essere attaccata con violenza dai vicini di casa.