L’ingresso alla Zona Espansione Nord di Palermo, in gergo Zen, è la prima cosa che colpisce chi vi accede.

È importante dire che lo Zen in realtà è costituito da due quartieri gemelli. Il primo, lo Zen 1, è un quartiere che pur con forti criticità dovute alla povertà e all’emarginazione, acuite dalla lontananza rispetto al resto della città, rimane una classica periferia, con i suoi negozi, i suoi luoghi aggregativi e la sua socialità.

Per accedere allo Zen 2 invece si prende una piccola svolta anonima. E si entra in un non luogo.
Un reticolo infinito di palazzoni su pianta romana tutti uguali a sé stessi, completamente degradati, integralmente occupati, privi di ogni servizio. Ogni allaccio, che si tratti di luce o gas, è abusivo. Non c’è nettezza urbana e in ogni direzione dominano i cumuli di pattumiera, spesso data alle fiamme per essere smaltita in proprio. Le strutture sono fatiscenti e in preda all’incuria.

Per strada è un lungo cimitero di automobili smembrate e saccheggiate delle proprie componenti, tanti bambini vagano in gruppi e agli abitanti si sommano altrettanti cani. Non sono per lo più animali di compagnia: rottweiler, pittbull, doberman servono per le lotte su cui si scommette. Pare che esistano anche competizioni ippiche clandestine.

Quello che è certo è che lo Zen 2 è una parentesi nel tessuto urbano, un posto altro rispetto alla città ma anche rispetto alla vita di Palermo. Allo Zen 2 vigono altre regole, altre leggi e altre consuetudini rispetto al resto del Paese.

Ed è qui che l’Albero della Vita, al primo piano di una delle lunghe stecche di palazzi che compongono il quartiere, ha il suo centro Varcare la Soglia che contiene un grande spazio dedicato alle attività con i bambini, un ufficio e una sartoria per le donne. Anche i bambini dello Zen 2 sono peculiari. Volti e occhi che hanno visto tante cose. Che hanno coscienza ed esperienza di tante cose. Tutte sconosciute al resto dei bambini italiani.
Chi vive qui non conosce e sembra non voler conoscere cosa c’è fuori. Per assurdo la loro realtà, la loro comfort zone, è questa. Vivono con timore e diffidenza ciò che è altro rispetto allo Zen.

Quando c’è la festività di San Giuseppe a Palermo si festeggia con la “vampa”,un grande falò serale.
Ma allo Zen non sono previste piazze. Esiste solo un grande spazio, un enorme rettangolo di terra e arbusti incolti, usato come discarica. Molti bambini si muovono tra i rifiuti in questo paesaggio lunare, che ricorda in qualche misura gli scenari balcanici, dopo la guerra. Stanno recuperando tutto il legno che riescono a trovare per costruire un’enorme “vampa” abusiva. Sedie, armadi, porte: il campionario di ciò che si può trovare in questo spazio vuoto che interrompe l’ossessiva ripetitività dei palazzi è pressoché infinita.
Il lavoro certosino porterà all’accensione di questo enorme fuoco senza un momento dedicato: si accende il prima possibile per anticipare l’intervento delle forze dell’ordine. A comunicarlo sono gli stessi bambini che a 6 o 7 anni già hanno chiari i comandamenti dello Zen 2.

L’unico momento che distoglie i bambini dalla loro attività è il passaggio di un’auto dal cui stereo escono le note di una canzone neomelodica napoletana al massimo del volume. La musica inonda ogni cosa e rompe, momentaneamente, la litania di grida e schiamazzi del quartiere. Non è semplicemente un ragazzo che ascolta della musica. È un segnale: è arrivato l’ultimo carico di armi o droga.

Cosa fa L’Albero della Vita allo ZEN 2

In questo contesto le operatrici di Albero della Vita combattono con tenacia, ogni singolo giorno, per regalare opportunità e possibilità ai bambini del quartiere.
Nel quartiere è presente il nostro programma di contrasto alla povertà “Varcare la Soglia” che aiuta centinaia di persone ogni giorno, adulti e bambini.

Fra queste persone c’è Marina, una mamma che ha deciso di entrare a far parte del nostro progetto nel 2021, partecipando a colloqui e a percorsi di sostegno alla genitorialità.

I colloqui con la nostra psicologa l’hanno aiutata a liberarsi dalle tensioni e dai brutti pensieri che da sola non avrebbe potuto superare e con il supporto dei buoni spesa, consegnati dall’Albero della Vita, la mamma confida di avere “un pensiero in meno”.

Marina afferma che questi tre anni sono stati duri perché oltre alla pandemia e ai problemi economici, ha scoperto di essere diabetica, ha avuto due grandi perdite familiari, problemi di salute del padre che vive da solo ma di cui lei si occupa costantemente e ha avuto la preoccupazione per i figli e le loro esigenze mediche legate ai soldi che mancano.

Il percorso di sostegno socio-pedagogico e l’amore incondizionato per i suoi figli hanno spinto la donna a voler cambiare la sua condizione. Un giorno, senza preavviso, la donna ha detto di esser stufa di dipendere dall’aiuto degli altri a ha chiesto agli educatori dell’Albero della Vita, di aiutarla a trovare un lavoro e ha partecipato a diversi incontri di orientamento lavorativo volti al reinserimento occupazionale. Ha iniziato così ha scritto il suo curriculum e ha cominciato a cercare un impiego che fosse conciliabile con gli impegni sanitari dei figli.

“Ho fiducia per il mio destino e quello della mia famiglia. Ora mi sento accolta dagli educatori dell’Albero della Vita che non hanno mai lasciato soli i miei bambini e che mi sostengono nei momenti di sconforto”.