Abbiamo preso parte al Festival dei Giovani, nella giornata del 5 aprile a Gaeta, promuovendo una dimostrazione tra i ragazzi impegnati in Di-Battiamoci!, il percorso di educazione e pratica del dibattito che stiamo portando avanti dal 2013 negli istituti d’istruzione superiore.

Il Festival dei Giovani è un grande evento organizzato da Noisiamofuturo, associazione specializzata in progetti ed eventi rivolti ai giovani ad alto contenuto di partecipazione ed interattività. Una rassegna di workshop, dibattiti, seminari, competizioni, concerti e sport con studenti provenienti da tutt’Italia, una terza edizione che ha registrato più di 20.000 partecipanti e 230 eventi in programma.

Il nostro incontro al Festival ha inaugurato il nuovo ciclo di dibattiti itineranti del progetto, gare di disputa aperte al pubblico in cui ragazzi e ragazze possano confrontarsi dialogicamente sulle questioni emergenti nella nostra società.

Donne al potere per un mondo migliore?

Questo il tema di dibattito proposto nell’edizione di Gaeta e approfondito dalle due squadre, pro e contro, costituite dai giovani studenti del Liceo Scientifico Touschek di Grottaferrata – Paolo Barbaranelli, Ludovica Genovesi, Tommaso Pisani, Mattia Scardecchia, Flavio Bidoli e da Rebecca Rossi del Liceo Classico Orazio di Roma. I ragazzi sono stati accompagnati dalle formatrici de L’Albero della Vita, Laura Bartoletti e Raffaella Bruno, e dalla docente Annamaria Picano del Liceo Touschek.

Il pubblico, costituito da un centinaio di studenti provenienti da vari istituti del Lazio, ha partecipato con crescente interesse al botta e risposta regolamentato, appassionandosi al tema e alle diverse argomentazioni portate a sostegno dell’una e dell’altra tesi. Prima dell’esito finale, che ha visto l’assegnazione della vittoria alla squadra dei “Disperatamente inarrestabili” (posizione contro), alcuni studenti del pubblico hanno preso la parola per esprimere il proprio punto di vista, allargando così la prospettiva e condividendo nuovi spunti di riflessione e confronto sul tema trattato.

Il progetto Di-Battiamoci! nasce nelle scuole di istruzione superiore per introdurre tra gli studenti la pratica del dibattito finalizzata alla promozione di un’attitudine propositiva nei confronti della vita sociale. Le giovani generazioni sono quotidianamente sollecitate da sfide di tipo sociale, educativo e culturale, a livello locale e globale. Vedersi cambiare in un mondo, interdipendente, che cambia e sentirsene parte comporta innanzitutto conoscere e comprendere i grandi temi che caratterizzano l’epoca attuale. 

Estratti dai discorsi

Tesi a favore – Il numero delle donne al potere oggi è ancora esiguo. Basti pensare che tra il 1954 e il 2004 solo il 4% dei leader sono stati donne. La storia ci mostra quindi come il mondo femminile sia stato tenuto alla larga dal potere ma a parer nostro possiamo imparare dai nostri errori e andare avanti, collaborando. Per esempio lo scrittore Stephen Covey afferma che la differenza è l’inizio della sinergia. Oppure possiamo citare il filosofo John Stuart Mill: “Non c’è prova migliore per il progresso di una civiltà che il progresso della collaborazione”.

Collaborazione: un valore essenziale a livello politico. La capacità di comprendere un problema, di mediarlo con le altre parti e di risolverlo lavorando è uno dei prerequisiti fondamentali in ambito politico, nelle scelte verso il bene comune. Quale sarebbe l’effettivo contributo che darebbero le donne in ambito politico? A tal proposito è interessante uno studio dell’ONU, la Risoluzione 1325 adottata il 31 ottobre del 2000, che evidenzia come in oltre 650 processi di pace, quando la partecipazione delle donne aumenta sensibilmente, aumenta del 20% la probabilità che questo accordo duri più di due anni e del 35% che ne duri almeno quindici. Lo stesso studio afferma che le comunità vittime di guerra con una riduzione della povertà e un recupero economico più rapidi sono quelle che hanno avuto come motore principale le donne.

Questi studi non implicano che queste persone abbiano avuto successo esclusivamente in quanto donne ma vanno ad evidenziare come a parità di preparazione le donne abbiano delle differenti caratteristiche rispetto agli uomini. Pensiamo al concetto di Intelligenza emotiva. Il grande psicologo Daniel Goleman ci dimostra che la donna ha una capacità superiore, rispetto all’uomo, di mediare, avere relazioni con le persone e comunicare. Un grandissimo valore che in ambito politico si traduce con la diplomazia. Nonostante queste qualità non siano sufficienti perché devono essere bilanciate dallo spirito critico, analitico e la freddezza che di solito si ritrovano nell’uomo, sosteniamo che per tendere a un mondo migliore e governare in modo efficace un popolo sia necessario un connubio tra le qualità dell’uomo e della donna.

Tesi contro – Il mondo perfetto è ancora soltanto un miraggio: guerra, incertezza, povertà affliggono milioni di persone. 47 paesi nel mondo in questo momento sono in guerra; più di 60 milioni di persone scappano dal loro paese perché c’è la guerra; 900 milioni di persone vivono in condizioni di povertà estrema. Questo non è un mondo perfetto ma pensare che la risposta a questa situazione sia nell’aumentare la rappresentanza dell’uno o dell’altro genere nei luoghi di potere è ingenuo e vittima di generalizzazioni e di stereotipi. Non possiamo pensare che il sesso di un individuo possa influenzare la sua capacità di amministrare il potere. Tutti i grandi uomini e le grandi donne cosa avevano in comune? Forse il loro genere? Forse il colore della loro pelle? No: ideali. Un grande progetto e il coraggio di portarlo avanti.

Dal 1954 al 2004 su 188 nazioni solo il 4% ha avuto dei leader donne. Dato un campione così piccolo ha senso chiedersi se le donne siano migliori degli uomini se messe in una posizione di potere? Secondo l’antropologa medica Catherine Panter-Brick una domanda di questo tipo stereotipizza i ruoli di genere e dà per scontato che la vita di un paese sia una dinamica semplice. Addirittura uno studio della University of Chicago congiunto  con la University of New York afferma e rivela come nel corso dei secoli, sebbene solo il 18% dei regnanti durante tutto il corso della storia sia stato donna,  i loro sistemi governativi avessero il 27% di probabilità in più di entrare in guerra. Cosa dimostra questo?

Che liquidare un genere come intrinsecamente più abile in qualcosa non è che uno stereotipo bello e buono, una banalizzazione ridicola delle caratteristiche dei meriti e anche delle colpe individuali di ciascuna persona. Qualche esempio? Isabella I di Castiglia, nel 1492 conquistò Granada e perseguitò musulmani ed ebrei affinché si convertissero al Cristianesimo. Un altro esempio è dato da Grace Mugabe, moglie del dittatore dello Zimbabwe, che lo spinse a fare completa terra bruciata di qualunque tipo di oppositore o possibile successore al trono. Questi esempi dimostrano che anche le donne si sono macchiate di atrocità nel corso dei secoli. Si è parlato di intelligenza emotiva. Porterò uno studio del 2015 condotto dall’Università di Tel Aviv con il Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences di Lipsia e il dipartimento di psicologia di Zurigo, basato sull’analisi di risonanza magnetica condotto su oltre 1400 campioni di cervello umano.

Lo studio ha rivelato una vasta sovrapposizione tra le distribuzioni delle caratteristiche del cervello delle femmine e dei maschi, In altre parole, cervelli con caratteristiche costantemente femminili o costantemente maschili sono rare, quasi nulle. Piuttosto, la maggior parte dei cervelli è formata da un mosaico di caratteristiche comuni, uniche, condivise. Quindi anche se presenti differenze di genere tra maschi e femmine, il cervello umano non rientra quasi mai in una delle due categorie distinte.  

Se la storia non offre abbastanza dati a favore, tuttalpiù contro la tesi avversaria, di cosa si ha bisogno per cambiare il mondo? Di individui che vedono dove altri si ostinano a non guardare, che con impegno e dedizione, anche talento, sono riusciti a smuovere le coscienze e a trascinare con sé masse di popolazione; individui che nel piccolo lavorano con onestà e civiltà contro le ingiustizie.