L’annunciata introduzione di una misura destinata all’intera popolazione in povertà assoluta potrebbe rappresentare un’importante opportunità. È necessario, però, disegnare il Reddito di Cittadinanza in modo da rispondere efficacemente alle concrete esigenze dei poveri. Le informazioni disponibili sollevano alcuni dubbi in proposito. Già in settembre, l’Alleanza contro la Povertà in Italia aveva riconosciuto l’importanza di una misura destinata a tutti gli oltre 5 milioni di poveri assoluti nel nostro Paese.

L’Alleanza aveva, allo stesso tempo, manifestato alcune preoccupazioni circa il disegno dell’intervento.

E’ stato presentato il 4 dicembre a Roma un documento di posizionamento sulla proposta del Governo di reddito di cittadinanza in cui si esprimono i dubbi dell’Alleanza contro la Povertà su questo provvedimento.

Il vero cambiamento – dichiara l’Alleanza contro la povertà – non consiste nello smontare ciò che è stato realizzato dai governi precedenti bensì nell’arrivare dove questi non sono giunti. L’Alleanza propone di partire dal REI e senza stravolgere l’impianto complessivo di migliorarlo ed estenderlo sino a fornire le risposte necessarie a chiunque si trovi in povertà assoluta.

Avremmo desiderato illustrare la nostra posizione al Governo ma le ripetute richieste di incontro, da noi presentate, non sono state accolte. Il presente documento ribadisce i nostri dubbi su come si sta configurando, sulla base degli elementi conosciuti, il Reddito di Cittadinanza (RdC). Intendiamo altresì confermare la disponibilità al confronto ed alla collaborazione con il Governo nell’interesse dei poveri che vivono in Italia.

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Ivano Abbruzzi (Presidente di Fondazione L’Albero della Vita, membro di Alleanza contro la Povertà in Italia) dichiara:

Mi unisco all’appello dell’Alleanza contro la povertà per non sprecare la grande occasione che abbiamo davanti: uno stanziamento di risorse economiche capace di rendere adeguata e strutturale una misura di contrasto alla povertà per tutti i nuclei famigliari che si trovano in povertà assoluta.

Questo sforzo non può e non deve essere vanificato da una interpretazione arretrata dei metodi utili a combattere la povertà, su cui organizzazioni e istituzioni si sono confrontate a lungo per approdare al disegno del Rei, una misura incentrata su progetti personalizzati di attivazione e inclusione sociale, prima ancora che lavorativa.

Mi sorprende, inoltre, che dal dibattito sulla nuova misura siano scomparsi i bambini, che ricordo sono 1 milione 208 mila, quindi più di un quinto della popolazione in povertà assoluta. Le loro esigenze, le modalità con cui è possibile garantire pari opportunità perché possano diventare adulti non svantaggiati, dovrebbero essere al primo posto dell’azione politica.

Noi possiamo mettere a disposizione la nostra esperienza di aiuto alle famiglie in povertà, incentrata sulla necessità di generare cambiamento all’interno dei nuclei famigliari, per rendere chiaro quale errore sarebbe ritornare indietro verso una logica basata sul mero trasferimento economico e sui soli meccanismi del mercato del lavoro.