Nei giorni scorsi lo stato indiano del Bengala Occidentale è stato flagellato dal ciclone Amphan, con venti a 200 chilometri all’ora e inondazioni che hanno devastato le campagne portando morte e distruzione.

Almeno 85 persone sono state uccise, centinaia di migliaia di case sono crollate, 100mila ettari di raccolti sono andati perduti e i villaggi sono rimasti senza acqua né elettricità, compresi alcuni di quelli in cui vivono molti dei bambini sostenuti a distanza.

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Da oltre 20 anni non si registrava un ciclone così distruttivo a queste latitudini ma ora, con l’emergenza Coronavirus in corso, i suoi effetti rischiano di essere irreparabili per la povera gente che vive in queste terre e che era già letteralmente ridotta alla fame dalla mancanza di lavoro causata dal blocco totale delle attività.

I nostri operatori, che stanno lavorando instancabilmente da diversi mesi per portare cibo e aiuti di prima necessità alle famiglie, ci hanno inviato un resoconto sui danni provocati dal passaggio del ciclone nei villaggi del SAD: dai loro primi sopralluoghi risulta che 851 famiglie hanno perso la loro casa di fango e di lamiere e che molte non sono riuscite a salvare i loro animali da allevamento.

Ma l’elenco dei problemi è molto più lungo: 8 scuole sono state gravemente danneggiate, migliaia di alberi, di pali della luce e delle telecomunicazioni sono stati sradicati e abbattuti, le strade sono impraticabili, un gran numero di pozzi è danneggiato, l’acqua degli stagni è stata contaminata, le risaie e gli altri campi coltivati sono stati sommersi dall’acqua esondata dai fiumi.

È una situazione drammatica in cui siamo chiamati a intervenire al più presto.

La priorità assoluta è riparare i pozzi e distribuire immediatamente le compresse disinfettanti per rendere potabile l’acqua ed evitare la diffusione di altre epidemie.

Ma contestualmente occorre fornire cibo, tende e kit sanitari, organizzare campi medici e ricominciare al più presto la ricostruzione delle case e delle scuole, oltre a garantire un sostegno psicologico alle famiglie e soprattutto ai bambini, stremati dal continuo stato di allarme degli ultimi mesi.