L’emergenza migranti continua. Un anno fa, l’8 luglio 2013, nell’isola di Lampedusa il pontefice Francesco lanciò un forte monito: “No alla globalizzazione dell’indifferenza”. Erano appena morte oltre 300 persone per un barcone di immigrati affondato nel Mar Mediterraneo. L’Italia e l’Africa piangevano queste persone e si ripromettevano di mettere fine a queste stragi. Oggi, un anno dopo, la situazione è addirittura peggiore, con continui sbarchi e altrettanti morti. Quel monito sembra quanto mai attuale e lo vogliamo ricordare e rilanciare con forza.
Quello di Papa Francesco è un messaggio forte a tutti noi, non solo ai credenti cattolici, perché non ci giriamo dall’altra parte. “Guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo “poverino”, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro. E con questo ci sentiamo a posto”, disse il Papa, che citando le stragi in mare di immigrati ribadì “Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro”.
In questo 2014 che ha registrato oltre 66mila arrivi sulle coste italiane, persone disperate e spesso sofferenti, noi de L’Albero della Vita vogliamo rispondere non solo chiedendo alle istituzioni di muoversi (bisogna ammettere che in molti casi il loro impegno è lodevole, specialmente quello delle istituzioni locali) ma impegnandoci in prima persona. Lo facciamo aiutando i ragazzi soli arrivati a Roma dall’Afghanistan per fuggire da una guerra decennale, con i bambini e le famiglie siriane che a Milano hanno ancora negli occhi la tragedia degli scontri fratricidi, con tanti ragazzi immigrati o italiani di seconda generazione in tutta Italia.
Abbruzzi: “Salvaguardare la Vita di ogni individuo per un’umanità più unità”
“Il nostro messaggio va in linea con la richiesta di prendersi le proprie responsabilità lanciata dal Santo Padre, dobbiamo dare una risposta a chi chiede aiuto – ha affermato Ivano Abbruzzi, presidente di Fondazione L’Albero della Vita – pensiamo che la Vita ci riguardi tutta; la vita di ogni individuo, senza distinzione di razza, genere, cultura e nazionalità, nella comprensione dell’umanità come un unica realtà, in cui tutti i popoli siano in relazione. Ancora più ci riguarda proteggere le vite più giovani e fragili. È questo impegno alla protezione di ognuno che svela e nutre il senso profondo di umanità e collettività che è al centro della natura di tutti noi, dell’essere umano come persona”.
Papa Francesco nel suo forte messaggio a Lampedusa ha invitato ad affrontare il dramma non con la logica dell’indifferenza, ma dell’ospitalità e della condivisione, per promuovere la dignità di ogni uomo e permettere l’accoglienza: “I popoli nella migrazione sono alla ricerca di quelle opportunità e di quei diritti che sono spesso negati nei loro paesi – ha ricordato Abbruzzi – Partono da contesti di povertà, da guerre e carestie che traggono in gran parte origine da un sistema socio-economico globale dove ogni paese ha la sua responsabilità”.
“Le società industrializzate hanno una grande responsabilità”
“Le società più industrializzate sanno bene che il loro benessere si basa su equilibri che sfavoriscono i paesi del Sud del mondo – ha detto il presidente de L’Albero della Vita – Dare risposta alle problematiche legate ai grandi processi migratori del nostro tempo è quindi per le nostre comunità segno di grande coscienza e maturità e per questa crescita dobbiamo lavorare tutti con grande impegno”.