Secondo l’ultimo rapporto Istat, il 2016 ha segnato un vertiginoso aumento del numero dei poveri in Italia, soprattutto tra le fasce più deboli: 1 bambino su 8 vive in povertà assoluta e non può permettersi un’abitazione adeguata, un’alimentazione regolare, delle cure mediche e delle attività di svago. Bambini che vogliamo raggiungere e aiutare a Varcare la soglia. Per saperne di più sulla situazione della povertà in Italia clicca qui

Secondo il Rapporto annuale Istat, la povertà colpisce nuclei familiari in tutto il Paese, a causa principalmente della crisi economica e dei fenomeni migratori. Le famiglie più coinvolte dal fenomeno sono soprattutto quelle molto numerose e in cui gli adulti (tra i 45 e i 54 anni di età) svolgono un lavoro umile o lo hanno perso. La condizione di disagio riguarda in particolar modo le famiglie interamente composte da immigrati, ma va a colpire duramente anche quelle cosiddette “miste” e quelle totalmente italiane. Ed è proprio a tutte queste persone che noi vogliamo dare fiducia, affinché possano costruire un domani di opportunità per loro e per i loro bambini. Maggiori dettagli sulla situazione della povertà in Italia

Si. Barbara (la mamma) e Miranda (la bambina) sono i loro veri nomi e hanno deciso di partecipare al video per cercare di aiutare queste persone in difficoltà. Abbiamo registrato con il consenso dei genitori di Miranda senza il quale non avremmo registrato e diffuso una sola sua immagine.

Il nostro Bilancio di Missione. Ogni anno infatti lo pubblichiamo online con serietà e trasparenza, proprio per spiegare minuziosamente come impieghiamo ogni singolo centesimo che ci viene generosamente donato. A questo link, per esempio, puoi trovare il Bilancio 2016 presentato quest’anno.  Come previsto dalla legge, invece, a metà 2018 divulgheremo il Bilancio del 2017, raccontando così ai nostri donatori sia come abbiamo distribuito complessivamente i fondi nel 2017 sia come il loro aiuto, nello specifico, ha fatto la differenza nella vita delle famiglie aiutate da Varcare la Soglia.

Semplicemente perché crediamo che la campagna sia a tutti gli effetti un modo concreto per aiutare le persone in difficoltà. Portare alla luce il problema della povertà in modo innovativo, coinvolgendo un bacino di persone molto ampio (utenti di Internet), infatti, per noi significa provare a creare una comunità “nuova” e più sensibile rispetto a certe tematiche. Una comunità che proprio grazie alla campagna si attiva insieme a noi per fare davvero la differenza nella vita delle persone più povere del Paese. L’esperimento, insomma, non toglie nulla alle risorse destinate al Programma per Varcare La Soglia, anzi: va ad accrescerle.

Perché l’esperimento è rivolto principalmente al pubblico italiano, così come il Programma per Varcare La Soglia è dedicato alle persone in difficoltà che vivono in Italia. Tuttavia, sulla base delle reazioni e delle interazioni ricevute, nelle settimane successive al lancio della campagna valuteremo l’opportunità di creare una versione del video con sottotitoli in inglese, affinché la diffusione dell’esperimento possa essere maggiore e il pubblico raggiunto ancora più ampio.

Sicuramente per un Ente non Profit si tratta di un importante sforzo ma non paragonabile a quello del mondo profit. Per contenere tali costi, ci avvaliamo, laddove è possibile, di consulenze pro bono, occupazione di spazi advertising gratuiti. La forza maggiore di queste comunicazioni resta la partecipazione e la condivisione di una causa: queste, per fortuna, non sono ancora in vendita!

L’obiettivo di questo tipo di attività è quello di sensibilizzare e spingere le persone a prendere consapevolezza e di reagire di fronte al problema individuato e diventare attivi, ognuno nella misura per loro possibile. C’è chi sostiene la logica del “fine giustifica i mezzi” e chi, invece, si rifiuta e definisce certi metodi “pornografia del dolore”. In Italia non esiste un codice di condotta come in Irlanda, molto attento a non sfruttare immagini forti capaci di suscitare facili reazioni emotive. Nel 2010, nelle Linee guida per la Raccolta dei fondi, promosse dall’Agenzia per il Terzo Settore, si può leggere: “Nelle comunicazioni e nei materiali promozionali finalizzati alla raccolta di fondi, le organizzazioni devono considerare la sensibilità pubblica ed evitare l’uso di immagini o testi lesivi della dignità della persona, che potrebbero offendere anche solo una parte dei destinatari”. Ma soprattutto si legge anche che, “ai fini della trasparenza, negli appelli di raccolta fondi rivolti al pubblico l’organizzazione rispetta l’art. 46 del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale, emanato dall’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria”. Noi riteniamo di aver proposto una creatività che voglia sì sensibilizzare le persone, ma senza utilizzare toni o immagini che possano rifarsi alla pornografia del dolore o a un sentimento di pietismo fine a se stesso.