Secondo l’ultimo rapporto Istat, il 2015 ha segnato un vertiginoso aumento del numero dei poveri in Italia: sono infatti 4,6 milioni le persone che ad oggi, nel nostro Paese, non possono permettersi un’abitazione adeguata, alimentazione regolare, cure mediche e attività di svago. Persone che vogliamo raggiungere e aiutare a Varcare La Soglia. Per saperne di più sulla situazione della povertà in Italia, clicca qui.

L’aumento del numero di persone colpite da povertà in Italia è un fenomeno che ha naturalmente e purtroppo coinvolto anche bambini e ragazzi. Secondo l’Istat, nel 2015 i minorenni cui è stata rubata la possibilità di costruire il proprio futuro sono saliti a 1 milione 131mila. Un dato allarmante, che ci spinge a fare ancora e sempre di più, per restituire fiducia ma soprattutto speranza ai bambini e alle loro famiglie.

Secondo il Rapporto annuale Istat, la povertà colpisce nuclei familiari in tutto il Paese, a causa principalmente della crisi economica e dei fenomeni migratori. Le famiglie più coinvolte dal fenomeno sono soprattutto quelle molto numerose e in cui gli adulti (tra i 45 e i 54 anni di età) svolgono un lavoro umile o lo hanno perso. La condizione di disagio riguarda in particolar modo le famiglie interamente composte da immigrati, ma va a colpire duramente anche quelle cosiddette “miste” e quelle totalmente italiane. Ed è proprio a tutte queste persone che noi vogliamo dare fiducia, affinché possano costruire un domani di opportunità per loro e per i loro bambini.

Assolutamente no. In accordo con i suoi genitori, abbiamo infatti chiesto a Stefano (che studia recitazione) di partecipare al video, spiegandogli nel dettaglio l’esperimento sociale. Stefano, che ha compreso e accettato ben volentieri di partecipare, durante le riprese ci ha raccontato di volerlo fare anche per cercare di aiutare queste persone in difficoltà. Senza il suo consenso e quello dei suoi genitori non avremmo registrato e diffuso una sola immagine.

Grazie al lavoro di preparazione e spiegazione dell’esperimento che il nostro team di esperti ha portato avanti insieme al bambino e alla sua famiglia, siamo certi che l’infanzia e la crescita di Stefano non saranno in alcun modo compromesse dalla partecipazione all’esperimento. Inoltre, a seguito della registrazione e a tutela della sua salute, a distanza di tempo dall’esperimento sociale i nostri esperti sono stati in contatto con lui per monitorare la sua condizione psicologica e la risposta è risultata più che positiva.

È vero, la diffidenza nei confronti di un bambino che chiede aiuto in strada è un fenomeno crescente. Inoltre, va anche considerato che, a volte, davanti a situazioni “anomale” le persone preferiscono non reagire sia per paura dello “sconosciuto”, sia perché temono di mettere a repentaglio i propri equilibri, anche di pochissimo.

L’obiettivo del nostro esperimento, però, era ed è proprio quello di studiare quante e quali fossero le reazioni dei passanti di una piazza davanti a un bambino che non chiede denaro, bensì un po’ di fiducia per il suo papà. Una richiesta insolita, un messaggio molto diverso rispetto a quelli che siamo “abituati” a sentire (purtroppo) ogni giorno per le strade delle nostre città, sui mezzi pubblici ecc.

La risposta complessiva dei passanti all’appello di Stefano ci fa comunque ben sperare: nonostante le paure, il momento di crisi economica e il sospetto verso chi “chiede aiuto per strada”, sono ancora moltissime le persone che si fermano a guardare e ad ascoltare storie di sofferenza, aprendo il loro cuore e offrendo un aiuto concreto.

Il nostro Bilancio di Missione. Ogni anno infatti lo pubblichiamo online con serietà e trasparenza, proprio per spiegare minuziosamente come impieghiamo ogni singolo centesimo che ci viene generosamente donato. A questo link, per esempio, puoi trovare il Bilancio 2015 presentato quest’anno. Come previsto dalla legge, invece, a metà 2017 divulgheremo il Bilancio del 2016, raccontando così ai nostri donatori sia come abbiamo distribuito complessivamente i fondi nel 2016 sia come il loro aiuto, nello specifico, ha fatto la differenza nella vita delle famiglie aiutate da Varcare La Soglia.

Semplicemente perché crediamo che la campagna sia a tutti gli effetti un modo concreto per aiutare le persone in difficoltà. Portare alla luce il problema della povertà in modo innovativo, coinvolgendo un bacino di persone molto ampio (utenti di Internet), infatti, per noi significa provare a creare una comunità “nuova” e più sensibile rispetto a certe tematiche. Una comunità che proprio grazie alla campagna si attiva insieme a noi per fare davvero la differenza nella vita delle persone più povere del Paese. L’esperimento, insomma, non toglie nulla alle risorse destinate al Programma per Varcare La Soglia, anzi: va ad accrescerle.

Perché l’esperimento è rivolto principalmente al pubblico italiano, così come il Programma per Varcare La Soglia è dedicato alle persone in difficoltà che vivono in Italia. Tuttavia, sulla base delle reazioni e delle interazioni ricevute, nelle settimane successive al lancio della campagna valuteremo l’opportunità di creare una versione del video con sottotitoli in inglese, affinché la diffusione dell’esperimento possa essere maggiore e il pubblico raggiunto ancora più ampio.

Sicuramente per un Ente non Profit si tratta di un importante sforzo ma non paragonabile a quello del mondo profit. Per contenere tali costi, ci avvaliamo, laddove è possibile, di consulenze pro bono, occupazione di spazi advertising gratuiti. La forza maggiore di queste comunicazioni resta la partecipazione e la condivisione di una causa: queste, per fortuna, non sono ancora in vendita!

L’obiettivo di questo tipo di attività è quello di sensibilizzare e spingere le persone a prendere consapevolezza e di reagire di fronte al problema individuato e diventare attivi, ognuno nella misura per loro possibile. C’è chi sostiene la logica del “fine giustifica i mezzi” e chi, invece, si rifiuta e definisce certi metodi “pornografia del dolore”. In Italia non esiste un codice di condotta come in Irlanda, molto attento a non sfruttare immagini forti capaci di suscitare facili reazioni emotive. Nel 2010, nelle Linee guida per la Raccolta dei fondi, promosse dall’Agenzia per il Terzo Settore, si può leggere: “Nelle comunicazioni e nei materiali promozionali finalizzati alla raccolta di fondi, le organizzazioni devono considerare la sensibilità pubblica ed evitare l’uso di immagini o testi lesivi della dignità della persona, che potrebbero offendere anche solo una parte dei destinatari”. Ma soprattutto si legge anche che, “ai fini della trasparenza, negli appelli di raccolta fondi rivolti al pubblico l’organizzazione rispetta l’art. 46 del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale, emanato dall’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria”. Noi riteniamo di aver proposto una creatività che voglia sì sensibilizzare le persone, ma senza utilizzare toni o immagini che possano rifarsi alla pornografia del dolore o a un sentimento di pietismo fine a se stesso.