Il 5 febbraio 2019 presso l’11ma Commissione del Senato della Repubblica si sono svolte le audizioni sul Decreto Legge n. 4/2019 “Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni”.
Il Consigliere Marco Iazzolino è intervenuto, attraverso una memoria scritta, per spiegare il nostro punto di vista sul provvedimento, in relazione alle necessità dei bambini in condizione di povertà.
Video: http://webtv.senato.it/webtv_comm_hq?video_evento=894 dal minuto 3:12:40
Le nostre osservazioni sul decreto legge N.4/2019
Lo stanziamento di circa 7 miliardi di euro annui per una misura di reddito di ultima istanza per le persone in condizione di povertà assoluta è un passo avanti molto significativo per il nostro Paese: un segnale importante della volontà politica di prendere in carico una situazione sociale, prima ancora che economica, che attanaglia centinaia di migliaia di persone su tutto il territorio nazionale.
Riteniamo che, grazie a questo stanziamento, esistano le condizioni per intervenire in modo adeguato nel contrasto alla povertà e riteniamo che sia però importante puntare su alcuni elementi di metodo che trovano la loro radice nella pluriennale esperienza in materia di contrasto alla povertà che istituzioni locali e terzo settore hanno accumulato nel corso degli anni. Successi e insuccessi che hanno mostrato alcuni principi nell’approcciare le famiglie in povertà in chiave di cambiamento che è nostro desiderio portare all’attenzione del Legislatore, nel comune interesse delle persone che vivono la condizione di povertà.
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Tutta la letteratura evidenzia come in passato le politiche pubbliche siano state orientate a rimarginare le situazioni di bisogno economico tramite l’erogazione di risorse materiali, mentre oggi si è finalmente affermato un approccio basato su strategie integrate di interventi in grado di accompagnare e sostenere le persone nella possibilità di uscire dalla loro condizione di vulnerabilità, considerandole non come soggetti portatori passivi di bisogni, ma dotate di competenze personali da valorizzare e sostenere.
E’ importante che l’attuale impianto del Reddito di Cittadinanza, così come delineato dal Decreto Legge n. 4/2019, sappia cogliere questa evoluzione, dando centralità ai bisogni dei bambini come criterio guida degli interventi, oggi esclusivamente orientati verso i percorsi di reinserimento lavorativo degli adulti. Questi percorsi prevedono anche obblighi di trasferimento in tutto il territorio nazionale, che possono comportare o la separazione di fatto dei nuclei familiari anche in presenza di bambini molto piccoli o ricadute significative sui percorsi educativi e di istruzione dei minorenni.
Porre attenzione ai bisogni dei minori significa lavorare sulla scala di equivalenza adottata per il calcolo del beneficio, che oggi non favorisce le famiglie con persone in età minore e i nuclei famigliari numerosi, che nella povertà si rivelano più numerosi e vulnerabili. Le stime fornite da ISTAT e INPS in sede di audizione rispetto al numero di persone raggiunte dal Reddito di Cittadinanza con l’attuale stanziamento, pongono l’esigenza di un attento approfondimento per evitare l’esclusione dal beneficio di moltissimi nuclei familiari con presenza di minorenni.
Il Decreto Legge n. 4/2019 lascia un significativo spazio alle norme relative alla valutazione multidimensionale del bisogno e ai successivi percorsi di inclusione modulati secondo progetti personalizzati creati da équipe multidisciplinari, tenendo conto dei bisogni e delle potenzialità del nucleo familiare, così come allora previsto per il Reddito di Inclusione (D. Lgs. n. 147/2017). Tuttavia, questo percorso è previsto solo per una parte dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza, individuati secondo criteri basati sulla condizione occupazionale degli adulti, avviando una parte consistente della platea dei beneficiari direttamente ai Centri per l’Impiego senza passare attraverso una valutazione multidimensionale effettuata da operatori professionisti competenti.
Anche la successiva individuazione di eventuali membri del nucleo familiare esentati dagli obblighi del Patto per il lavoro a causa di carichi di cura (peraltro limitatamente alla presenza di bambini minori di tre anni di età o di persone in condizione di disabilità grave o non autosufficienza), non contempla che il nucleo familiare sia valutato nel complesso dei suoi bisogni, e soprattutto che i minorenni presenti all’interno del nucleo possano avere accesso agli interventi indispensabili per contrastare quegli effetti della povertà che sappiamo non venire contrastati dal solo sostegno economico.
Chiediamo che tutti i nuclei beneficiari del Reddito di Cittadinanza con figli minorenni possano avere accesso alla valutazione multidimensionale e ai percorsi di inclusione previsti dai progetti personalizzati, definiti attraverso il coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi e dei loro nuclei familiari, a prescindere dalla situazione occupazionale dei membri adulti del nucleo. Ciò comporta una modifica dei criteri attraverso cui i richiedenti e i loro nuclei familiari sono indirizzati alternativamente ai Centri per l’Impiego o ai Servizi Sociali dei Comuni.
Di conseguenza, è molto importante che il sistema dei servizi sociali sia adeguato alle nuove sfide: un sistema che nell’avvio dell’applicazione del Rei ha mostrato molta fragilità, con disparità territoriali molto elevate, che le risorse stanziate, spesso rimaste inutilizzate, non hanno ancora risolto. A fronte del prossimo consistente aumento della platea dei beneficiari, diviene più che mai centrale l’investimento sui progetti di inclusione delle famiglie, che parta dal mettere gli operatori dei servizi nella condizione di svolgere il proprio ruolo adeguatamente, sia in termini di potenziamento (curare la relazione richiede tempo e continuità, oggi “un lusso” che pochi operatori possono permettersi) che di aggiornamento (la professione di assistenza contiene in sé questi presupposti relazionali; oggi richiede un importante aggiornamento per potenziare l’approccio al cambiamento nella relazione di cura)
L’importanza dei percorsi di inclusione per tutti i nuclei famigliari con membri minorenni, con il relativo attento e continuo monitoraggio da parte di operatori specializzati, si evidenzia anche laddove si prenda in considerazione la modalità di spesa del beneficio: chiediamo l’introduzione di obblighi di spesa e di monitoraggio della tipologia degli acquisti al fine di garantire che siano assicurati i beni e i servizi essenziali per il benessere dei minori.
Segnaliamo, infine, che il requisito della residenza da almeno 10 anni di cui almeno 2 in via continuativa escluderà dall’accesso al beneficio molte famiglie di origine straniera in cui la presenza di minori è molto elevata; molti di questi nuclei sono già avviati ai percorsi di inclusione attraverso il Rei e ora rischiano di vederli sospesi.
L’esclusione contrasta in maniera significativa con i principi sanciti dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che l’Italia ha ratificato con Legge n. 176 del 27 maggio 1991.