Passo dopo passo, facendo molta attenzione a dove mettono i piedi, gli operatori della Fondazione perlustrano ogni giorno i vicoli tutti uguali di Korogocho, la sterminata baraccopoli della periferia di Nairobi in cui centinaia di migliaia di disperati trascorrono una dolorosa esistenza.
Un odore deciso entra forte nel naso. È il fetore delle fogne, a cielo aperto che si combina con il profumo dei panni stesi, freschi di bucato alla lavanda. Bruciati dal cocente sole keniano, gli operatori non si scoraggiano; sanno che, grazie ai loro sopralluoghi baracca per baracca, in questi anni sono riusciti a scovare tanti bambini bisognosi di cure immediate, inserendoli subito nel programma Mother and Child Survival, l’intervento ideato per assistere, con cure mediche e cibo sano, le donne in gravidanza e i bambini denutriti dello slum che non hanno alcun tipo di assistenza.
Così hanno incontrato Erica, Hilda, Stephen… tutti bimbi che avevano problemi di assimilazione del calcio nelle ossa ed erano incapaci di camminare o solo di gattonare, con madri spesso sole, il più delle volte costrette a inventarsi un lavoro per sopravvivere.
Quello di Marion e della sua Isabel è uno dei casi più significativi: abbandonata dal compagno quando era ancora incinta, la ventenne Marion ha subito una violenza e poi si è ammalata di epilessia. Non ha parenti, quasi nessuno la aiuta.
Quando si accorge che le sta per venire una crisi epilettica, lascia ai vicini la bimba, che ha un anno, ma se non fa in tempo la piccola sta accanto a lei finché termina l’attacco.
Per sopravvivere, appena sta un po’ meglio va a fare il bucato per la comunità e guadagnare qualche scellino, con cui, però, non riesce a pagare l’affitto: l’equivalente di pochi euro alla settimana per stare in una stanza di 4 metri quadrati in compensato e lamiera. In questa situazione Marion stava abbandonando la speranza per lei e per la sua Isabel.
Poi, un bel giorno, all’improvviso sono comparsi “i suoi angeli dell’associazione” e ora la piccola viene regolarmente sottoposta ai controlli di un pediatra, è stata vaccinata e, se mai avessero un problema grave, Marion può contare sul fatto che gli operatori le porteranno in un vero ospedale. Non solo, può anche sognare che Isabel andrà a scuola.
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Sentirsi a Casa è la storia illustrata che descrive il progetto in Kenya “Mother and Child Survival“ de L’Albero della Vita
In uno slum come questo conquistare il diritto alla sopravvivenza e allo sviluppo è come scalare una montagna con le pareti lisce. Ma credere nel progresso umano non è un’utopia. L’accesso alle cure mediche e alla possibilità di nutrirsi correttamente è solo l’inizio, poi sarà il momento del gioco, dell’istruzione e di innovativi progetti di imprenditoria femminile.
Marion e Isabel non saranno più sole. Passo dopo passo…
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