La Rondine è un progetto che accoglie madri sole e i loro bambini, che arrivano da situazioni di violenza, maltrattamenti, degrado, povertà. E le aiuta grazie ad un luogo sicuro e al lavoro degli operatori, a ritrovare fiducia e serenità.
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Una sera mi ha spezzato un braccio solo perché non avevo voglia di uscire. […] Vedere i miei bambini con gli occhi persi nel vuoto dopo essere stati picchiati mi ha fatto capire che noi tre stavamo avendo la peggio e che non potevo aspettare oltre: dovevo salvarli. Avevano diritto a crescere liberi e onesti
Oggi mi sento realizzata. Mi sento donna, mi sento mamma, mi sento la Giovanna di quando avevo 18 anni. Ho acquistato forza e ho realizzato sogni che non avrei mai immaginato. Sono felice ed appagata. Il risveglio al mattino è tornato ad essere una cosa bella, anzi: mi alzo prestissimo, alle cinque, perché voglio recuperare il tempo perduto. Canto e ascolto musica, ho anche ricominciato a truccarmi… Mi piace vivere.Giovanna, mamma La Rondine.
Una mamma sola, con bambini ancora piccoli da crescere e nessun aiuto su cui contare: di famiglie in gravi difficoltà, con un solo genitore, ce ne sono quasi 1 milione, nel nostro Paese. E sono ancora di più le situazioni drammatiche segnate dalla violenza fisica, di cui le donne sono purtroppo le prime vittime.
In Italia infatti sono oltre 1,4 milioni le mamme che hanno subìto maltrattamenti da parte dei loro mariti o compagni. Violenze spesso avvenute sotto gli occhi dei figli, a loro volta vittime dirette di percosse e maltrattamenti in 1 caso su 10.
Dietro questi numeri ci sono i volti, le sofferenze e le lacrime di bambini e mamme che hanno bisogno di risposte concrete, da noi.
A tutte queste donne vogliamo dire che L’Albero della Vita è al loro fianco anche nell’emergenza. Il tuo gesto d’amore nei confronti di altre donne come lei, sarà uno splendido regalo per tutte le mamme in difficoltà e per i loro bambini e donerà loro l’inizio di una nuova vita, dopo sofferenze difficili da superare.
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Ogni giorno gli educatori e operatori de “La Rondine” sono accanto a Giovanna per aiutarla a lasciarsi alle spalle la sua triste esperienza, riscoprire la fiducia in se stessa e fare progetti per quando avrà un’occupazione e una casa tutta sua.
Ogni giorno gli educatori e operatori de “La Rondine” sono accanto a Giovanna per aiutarla a lasciarsi alle spalle la sua triste esperienza, riscoprire la fiducia in se stessa e fare progetti per quando avrà un’occupazione e una casa tutta sua..
Grazie a questo progetto, che esiste anche grazie al supporto di sostenitori come te, finora abbiamo aiutato decine di mamme e bambini. Ma sono più di 200 quelle che non abbiamo potuto ospitare!
Ogni mese, infatti, ci chiedono aiuto in media 7 mamme, ma a molte dobbiamo dire di «no» per mancanza di alloggi disponibili. Ecco perché abbiamo l’urgenza di ristrutturare altri 8 appartamenti e renderli idonei a ospitare altre mamme con i loro piccoli.
Solo così possiamo dire «sì» a chi ci chiede protezione! Aiuta insieme a noi una mamma sola insieme al proprio bambino.
Storia del progetto e metodologia
Il progetto iniziò nel 2006, con i primi quattro appartamenti dislocati sul territorio milanese. Da qualche mese La Rondine ha “trovato casa” in una imponente struttura costituita da 22 appartamenti, ricavati da un vecchio studentato, dove si possono accogliere fino a 25 nuclei mamma-bambino. Ad ogni mamma con i suoi bambini viene affidato un appartamento che dispone di una cucina, un soggiorno, una camera da letto e un bagno. Gli ambienti sono semplici, curati e belli: perché la bellezza è un valore importante che aiuta a stare bene.
L’équipe educativa, guidata da Lucianna Balzano, è formata da un referente, tre coordinatori e tre educatori e garantisce un monitoraggio settimanale per ogni nucleo famigliare e una continua reperibilità.
«Sono i servizi sociali territoriali a segnalarci le mamme che hanno bisogno di aiuto» continua Balzano. «Noi le incontriamo e valutiamo se sono adatte a iniziare il nostro percorso che in media dura 18 mesi. A questo punto inizia la prima fase del lavoro, che prevede la sottoscrizione di un patto di accoglienza tra la mamma stessa, l’équipe educativa e un assistente sociale: tutti si impegnano a dare il meglio di sé in questo viaggio verso l’autonomia».
Poi comincia la seconda fase, che è quella dell’osservazione: gli educatori si dedicano a conoscere i bisogni educativi, psicologici, emotivi e cognitivi della mamma e del bambino, studiano la relazione tra la mamma e suo figlio. Concordano con la mamma la gestione di un budget per la spesa. E la affiancano nello svolgimento delle attività domestiche, pratiche e burocratiche.
La terza fase è quella del percorso educativo personalizzato, che definisce le difficoltà presenti, le potenzialità di ciascuno e gli obiettivi e breve, medio e lungo termine. Gli educatori aiutano la mamma nella sua formazione professionale e nella ricerca di un lavoro. E assistono i bambini perché svolgano al meglio le loro attività scolastiche.
Infine c’è la quarta fase, che è quella del raggiungimento degli obiettivi. Una volta che le mamme hanno ritrovato fiducia e una preziosa autonomia, sono pronte a spiccare il volo e a lasciare ad altre mamme bisognose il loro posto. Ancora troppe mamme non sono state accolte per mancanza di alloggi.