Soveria Simeri, Calabria. Un paesino di poco più di 1.700 abitanti, tra Catanzaro e la Sila, dove ci si arriva arrampicandosi sui tornanti. Un luogo con il sapore dei tempi passati: le strade sterrate, le case con le porte di legno, le donne sedute a chiacchierare tra loro.

Qui vive una famiglia che, come moltissime in Italia, ha pagato il prezzo della grande crisi economica scoppiata nel 2008. Ma che ha saputo reagire, stringendo i denti con intelligenza, tanto amore e l’aiuto de L’Albero della Vita e del suo progetto Varcare La Soglia.

Fai una donazione adesso!

Mamma Francesca, papà Salvatore, le figlie Desirée e Alice: tutti e quattro mi guardano con il sorriso di chi finalmente vede il traguardo dopo una lunga corsa in salita.

E allora eccola, la loro storia. Che inizia nel 1999, «anno in cui ci sposiamo. Io ho 21 anni e Salvatore 27» racconta Francesca. «Lui lavora da manovale, io come donna delle pulizie un giorno a settimana in case private. Viviamo in un alloggio in affitto in paese e non abbiamo problemi. Insieme iniziamo a sistemare la casa dove siamo oggi, il piano superiore dell’abitazione dei miei genitori».

Il disegno comune è quello di allargare la famiglia. Così, nel 2001, nasce Desirée.

Una gioia e, insieme, un’altra: Salvatore trova un posto importante, in un’azienda di Catanzaro che fa porte blindate. «Dopo un periodo da precario e un altro part time» racconta lui «nel 2004 mi assumono a tempo pieno. Quando arrivo la produzione è di 50 porte al giorno, in pochissimo tempo passiamo a 70. Mi trovo bene, anche con i colleghi. Lavoro senza fermarmi mai».

Passano cinque anni ed ecco la grande crisi. «Ci mettono in cassa integrazione ma il proprietario vuole che io lavori ugualmente. Senza che lui sborsi un euro. Mi ribello. Mi arriva la lettera di licenziamento».

A Salvatore il ricordo fa ancora male. È Francesca che a questo punto continua il racconto. «Accade nel 2009 e noi, come tanti, andiamo a sbattere contro le difficoltà economiche. Dobbiamo arrangiarci in attesa e nella speranza che mio marito trovi un nuovo lavoro. Che non arriva mai». Francesca guarda Salvatore e c’è vera ammirazione nei suoi occhi: «È bravissimo nella lavorazione del ferro» spiega. «Saltuariamente gli chiedono cancelli, porte e oggetti che realizza come fossero opere d’arte. Ma è un lavoro che non sempre c’è».

Salvatore si adatta a fare di tutto: «Imbianco le case, mentre Francesca fa le pulizie nelle villette al mare, dove io mi occupo del giardinaggio. Il sabato e la domenica siamo qui, a cercare di finire, noi due da soli, i lavori di questa casa. Costruisco il tetto senza usare il ponteggio. Corro un rischio grande sì, ma non ho i soldi per procurarmelo».

Nel 2011 nasce Alice. «Economicamente nessuno può aiutarci» dice Francesca. «I miei genitori ci hanno dato la casa, che è tantissimo. Ma vivono di pensione. Anche la mamma di Salvatore vive con 500 euro al mese della reversibilità del papà morto anni prima. Però si occupano delle nostre figlie. E noi, sempre fuori a cercare qualcosa da fare, almeno su quel fronte siamo tranquilli». Salvatore: «Sono tempi feroci. Ci alziamo alle 5, portiamo le bambine dalle nonne e andiamo a cercare lavoro. In una regione complicata come la Calabria è ancora più difficile».

Come è difficile immaginare una soluzione.

«Un anno fa il momento peggiore: siamo tanto giù, scoraggiati» dice Francesca. «Ma accadono due cose che danno una svolta positiva alla nostra famiglia».

La prima. «Incontriamo il nuovo parroco, don Giuseppe. Arriva da Catanzaro e a Soveria Simeri trova la chiesa abbandonata, un disastro. Mio marito non lavora e anche per vincere la tristezza di quel non fare nulla decide di aiutarlo. Rimette a posto la Sala degli Angeli destinata ai giovani della parrocchia, ristruttura a nuovo la sacrestia. Salvatore aiuta don Giuseppe. E don Giuseppe aiuta noi. Ci convince ad aprirci agli altri. Ci sprona a uscire da quel bozzolo nel quale ci eravamo rinchiusi per le difficoltà».

La seconda si chiama L’Albero della Vita. «Un amico ce la segnala. Dico a Salvatore: andiamo. A Catanzaro conosciamo lo staff, che ci accoglie in un modo fantastico. Ci ascoltano, ci spiegano il progetto Varcare La Soglia. Ci fidiamo».

Da quel giorno la situazione si fa più leggera. «Grazie ai consigli di Manuela Viola, educatrice e coordinatrice de L’Albero della Vita» spiega Francesca «otteniamo il pacco alimentare dalla Caritas. E il Rei, il contributo economico previsto dal reddito di inclusione che noi non sapevano neppure esistesse. Ma non è solo quello. Manuela aiuta Salvatore ad aprire una pagina Facebook per pubblicizzare i suoi lavori con il ferro (la pagina si chiama Verrart n.d.r.). La voce si sparge, in poco tempo mio marito riesce a vendere una dozzina di schiacciaolive realizzati da lui. Poi tocca a me».

Cosa ti piacerebbe fare Francesca, chiede Manuela. «Io rispondo che nella vita ho sempre avuto il desiderio di aiutare gli altri, che vorrei lavorare nel settore sanitario. Vengo a sapere di un corso che diploma gli operatori socio sanitari. Costa 2.300 euro, un’enormità. Ma Manuela mi sprona. E allora vado dal parroco, e trovo un lavoro. Dopo una mezza giornata a scuola, assisto gli anziani o pulisco le case. Così riesco a pagare la retta».

A Francesca brilla lo sguardo. «Mi si apre un mondo. Dopo 4 mesi di teoria entro in ospedale a Catanzaro per il tirocinio. Io sola scelgo di lavorare nel blocco operatorio» («È una ragazza forte» commenta Salvatore con orgoglio). «Il primo giorno è il caos, tante persone, medici, infermieri… mi chiedo come farò. Mi affiancano a Laura, una collega e una persona splendida. Dopo un mese e mezzo quel reparto diventa casa mia. Seguo gli interventi, mi occupo dei pazienti. E scopro dentro di me il desiderio di arricchire la mia cultura. L’8 maggio 2018 mi diplomo. Una gioia immensa».

Qual è il vostro desiderio ora? «Trovare un lavoro stabile!» rispondono in coro. «E per trovarlo siamo pronti a lasciare la Calabria, magari alla volta del Veneto dove abbiamo amici» aggiunge Salvatore. Un’idea che piace anche a Francesca. «L’Albero della Vita mi sta aiutando a preparare il curriculum. Ci sono tante strutture, ospedali, cliniche, centri diurni, hospice e famiglie che hanno bisogno un’assistenza continuativa per anziani e malati. Intanto ora mi do da fare qui. Ho appena concluso una sostituzione, mi sono occupata di una persona anziana e la famiglia è rimasta molto soddisfatta»

E con L’Albero della Vita? «Continuiamo. È il nostro punto di riferimento. La strada da seguire. Ora sta per partire un programma per i giovani e tra loro ci sarà anche Desirée, che sta studiando all’istituto tecnico».

Una sfida quasi vinta quindi? «No, sbagli. Non quasi. La nostra sfida noi l’abbiamo già vinta».

Storia a cura di Monica Triglia

Fotografie di Valentina Tamborra, per il progetto “POVERI NOI – IL RACCONTO DI UN’ITALIA CHE NON SI ARRENDE”, anno 2018.

Fai una donazione adesso!