Mutilazioni genitali femminili: il fenomeno in Italia e in Europa. Un momento di confronto tra istituzioni, società civile e imprese.
Sono allarmanti i dati riportati dalle più importanti rilevazioni a livello nazionale ed europeo riguardo al fenomeno delle mutilazioni genitali femminili, che benché illegale, non si arresta.
180 mila le bambine a rischio ogni anno e 30 milioni nei prossimi 10 anni in tutto il mondo.
Solo in Italia, secondo gli ultimi dati di una ricerca commissionata dal Dipartimento per le Pari Opportunità[2], sono 35 mila le donne vittime di mutilazioni genitali, e circa 1000 quelle potenziali, tutte minori di 17 anni.
È di 500.000[1] la stima delle donne che hanno subito mutilazioni genitali in Europa. Ogni anno sono 180.000 le bambine a rischio.
La conferenza di mercoledì 16 maggio 2018 rappresenta un’occasione di dibattito e confronto tra i vari attori a livello istituzionale, del settore privato e della società civile, impegnati sul campo per contrastare il fenomeno. Tra i relatori: Abdirahman Sheikh, Ambasciatore della Somalia in Italia; Anke Gittenaer, Esperta di Genere di EIGE; Clara Caldera, Vicepresidente END FGM Network, AIDOS; Daniela Colombo, Pari e Dispare; Eugenia Gammarrota, Dipartimento Pari Opportunità, Presidenza del Consiglio dei Ministri; Giorgia Ortu La Barbera, Responsabile Scientifica del Progetto Libellula- ZetaService; Marwa Mahmoud, Responsabile educazione interculturale Fondazione Mondoinsieme del Comune di Reggio Emilia; Michela Carboniero, Responsabile Ufficio Diritti Umani e Consiglio d’Europa DG Affari Politici e Sicurezza – MAECI; Patrizia Farina, Professore associato Università degli studi di Milano Bicocca, Simona Malpezzi, senatrice del Partito Democratico; Pia Locatelli, Presidente della Commissione Diritti Umani della Camera; Vera Guelfi, Responsabile centri di ascolto UIL, Zahra Said Naleiead, HIMLO.
Durante la mattinata verrà dato spazio all’entità del fenomeno a livello europeo e nazionale; nella seconda parte invece verrà presentato il progetto CHAT e saranno illustrate le buone pratiche messe in atto dai diversi attori coinvolti.
L’appuntamento è promosso da Fondazione L’Albero della Vita a conclusione di CHAT – Changing Attitude. Fostering dialogue to prevent FGM, un progetto di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare la pratica delle mutilazioni genitali femminili i Italia e in Europa.
Una vera e propria violenza di genere, che comprende tutte le procedure che comportano la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre lesioni agli organi genitali femminili per ragioni non mediche. Una violazione del corpo e dei diritti dell’infanzia, che vede come vittime di questa pratica bambine e ragazze di età inferiore a 15 anni e sempre più piccole in modo che non ricordino abbastanza da poter raccontare quanto hanno vissuto.
Fondazione L’Albero della Vita onlus, organizzazione italiana impegnata da quasi 20 anni a difendere e promuovere i diritti, il benessere e lo sviluppo di bambini, ragazzi e famiglie che vivono condizioni di disagio e marginalità sociale, da anni rivolge proprio alle comunità l’attività di sensibilizzazione e prevenzione delle Mutilazioni Genitali Femminili.
Con il progetto CHAT finanziato dal Programma Diritti, uguaglianza e Cittadinanza dell’Unione Europea, L’Albero della Vita ha allarga il suo campo d’azione nella lotta al fenomeno delle MGF coinvolgendo 6 Paesi europei: Italia, Portogallo, Austria, Spagna, Paesi Bassi, Regno Unito.
“La scommessa dei diritti dei bambini non la si vince mai da soli – dichiara Ivano Abbruzzi, Presidente della Fondazione L’Albero della Vita – e questo è ancora più vero per un fenomeno così complesso come quello delle Mutilazioni Genitali Femminili. Storia, religione, cultura di popolazioni si intrecciano con i fenomeni migratori che hanno investito l’Europa negli ultimi decenni e con le tematiche di interazione e integrazione culturale che viviamo con grande intensità. I risultati del progetto europeo confermano la necessità di intraprendere azioni condivise dai diversi attori coinvolti nella prevenzione del fenomeno.”
L’idea alla base del progetto è che il cambiamento comportamentale sia generato dal dialogo e dal confronto interno alle comunità, in cui gli stessi beneficiari del progetto abbiano un ruolo attivo nel contrasto alle MGF e possano individuare delle soluzioni al problema.
Tre sono gli obiettivi su cui si è focalizzato questo progetto, che oggi è nella sua fase conclusiva (terminerà a maggio 2018):
[1] Rapporto EIGE emesso dal Parlamento europeo 2012
[2] Istituto Piepoli, Ricerca del 2009