Per la prima volta viene previsto anche in Italia, nasce il reddito di inclusione, la prima misura di contrasto alla povertà assoluta. Il ddl delega  è stato approvato in Senato (con 138 sì, 71 no, 21 astenuti). L’Italia è ultimo Paese nell’Unione europea a dotarsene.

In Italia nel 2015 il numero di persone in povertà assoluta ha raggiunto i 4 milioni 598 mila (7,6% vs. 6,8%), il dato più alto dal 2005, aumentato gravemente in questi anni per bambini, giovani e adulti, mentre la situazione degli anziani è rimasta stabile. Peggiora la condizione delle famiglie con 2 figli minorenni (11,2% vs. 9%) e delle famiglie di soli stranieri, particolarmente al Nord (32,1% vs. 24%).

 In Italia un bambino su dieci vive in condizione di povertà assoluta 

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Cos’è il reddito di inclusione e chi sono i beneficiari

Benefici economici e servizi alla persona attraverso un progetto personalizzato per l’inclusione sociale e lavorativa. I beneficiari di questa legge sono le famiglie in povertà assoluta con priorità ai nuclei familiari che includono minori con gravi disabilità, donne in gravidanza e persone con più di 55 anni disoccupati.

Durata minima residenza in Italia, rinnovo e decadenza

Per beneficiare della misura occorrerà un requisito di durata minima della residenza sul territorio nazionale nel rispetto dell’ordinamento UE. Il reddito di inclusione potrà essere rinnovabile, eventualmente dopo un periodo di sospensione in seguito alla verifica della persistenza dei requisiti.

Risorse e Riordino delle misure assistenziali

La misura avrà come risorsa il fondo per la lotta alla povertà ed esclusione sociale (1.180 milioni di euro per il 2017 e di 1.204 milioni di euro annui a decorrere dal 2018) Ulteriori risorse verranno dal riordino delle misure attualmente in vigore. La legge delega prevede il riordino di tutte le misure assistenziali, escluse le pensioni. Il reddito di inclusione sarà una misura unica e universale.

Ivano Abbruzzi, Presidente di Fondazione L’Albero della Vita onlus, dichiara:

“Accogliamo positivamente l’approvazione del ddl delega, rappresenta una tappa fondamentale e storica nel contrasto alla povertà in Italia. Per combatterla occorre sostenere i genitori nel disegnare un futuro diverso per sé stessi e per i propri figli, offrendo loro opportunità di salute, di educazione, di socializzazione.

Occorre stimolare le capacità delle famiglie a ripartire da una fondata fiducia in sé stessi e accompagnarli nel farlo davvero. E’ ciò che ogni giorno facciamo con i nuclei familiari in povertà che aiutiamo. E’ un impegno quotidiano con loro per l’inclusione sociale, che è anche il cuore di questo provvedimento, che dovrà dotarsi di strumenti per rafforzare risorse e capacità di presa in carico dei servizi per un accompagnamento di reale aiuto.”

Alleanza contro la povertà

Il lavoro di influenza e orientamento di Alleanza contro la Povertà insieme a quello individuale delle organizzazioni suoi membri è stato determinante nella realizzazione di questa tappa. L’Alleanza ha da sempre sollecitato l’adozione di uno strumento fondato su due pilastri:

  1. Il sostegno economico a chi vive in povertà assoluta
  2. La presa in carico da parte dei servizi territoriali

Una misura priva della dimensione dei servizi e che eroga solo sussidi sarebbe, infatti, inadeguata, poiché si scontrerebbe con la forte carenza dei medesimi in vaste aree dell’Italia, risulterebbe avere natura meramente assistenziale e perderebbe quel carattere inclusivo che rappresenta il vero punto di svolta nella lotta alla povertà e all’emarginazione sociale. Scopri di più 

L’obiettivo è l’effettiva universalità della prestazione, dentro una strategia di potenziamento incrementale del sistema dei servizi e della loro capacità di una presa in carico efficace e inclusiva. L’Alleanza, come ormai fa dal 2013, continuerà ad accompagnare, sia con la propria rappresentanza sociale sia con la propria competenza e iniziativa, l’introduzione di questa misura a livello nazionale e locale.

In sinergia con Alleanza contro la povertà, continueremo ad accompagnare l’introduzione di questa misura a livello nazionale e locale orientando alla necessità di creare le condizioni nei contesti territoriali per creare un lavoro di qualità con le famiglie. In questo senso occorrerà incorporare alcuni elementi principali nei successivi decreti per garantire l’efficacia della misura:

  • Assicurare che il fondo povertà sia articolato sulle due componenti complementari: contributi economici e servizi alla persona, garantiti attraverso il welfare locale. Ai servizi alla persona dovrebbe essere assicurato un finanziamento adeguato: solo così, infatti, il Rei può risultare effettivamente inclusivo e capace di modificare le condizioni di vita delle persone.
  • Assicurare eque condizioni di accesso alla misura, attraverso un utilizzo dello strumento dell’Isee e sulla base del reddito disponibile, che dovrà servire da riferimento per la quantificazione del beneficio, tenendo anche conto dei costi dell’abitare.
  • Garantire assistenza tecnica a tutti i territori coinvolti, così da porli nelle migliori condizioni per costruire percorsi d’inclusione. Sempre a tal fine, prevedere forme associate di gestione del Rei tra i comuni di un medesimo ambito territoriale.
  • Assicurare un incisivo sistema di monitoraggio e valutazione dei servizi, per verificarne l’efficacia, la crescita incrementale e la qualità.

Come Fondazione L’Albero della Vita abbiamo attivato un programma di contrasto alla povertà (Milano, Roma, Genova, Palermo) indirizzato alle famiglie con minori che opera attraverso 4 assi di intervento:

  • sostegno materiale, che consente alle famiglie di ottenere mensilmente sia beni alimentari sia, in caso di necessità, anche pannolini, prodotti igienici e materiale scolastico, per provvedere ai propri bisogni;
  • sostegno socio-educativo, che attraverso colloqui individuali e home visiting offre alle famiglie un percorso di orientamento e tutoraggio da parte di figure educative professionali. Questo percorso ha lo scopo di supportarle nel processo di riacquisizione delle proprie competenze e del successivo empowerment, ossia la progressiva acquisizione della capacità di esercitare un controllo attivo sulla propria vita, e di conseguenza affrontare in modo più efficace il proprio stato di difficoltà;
  • la rete di prossimità, ovvero il rafforzamento delle interazioni sociali a supporto della comunità, per creare connessioni tra le stesse famiglie, permettendo loro di confrontarsi sulle problematiche comuni e gettare le basi per una rete di prossimità;
  • orientamento alla formazione e inserimento lavoro, area incentrata sullo sviluppo o sulla riattivazione delle capacità di employability dei beneficiari del progetto (la capacità di trovare e mantenere un lavoro). I nuclei familiari vengono coinvolti in un percorso complesso, articolato in una serie di attività, che punta al loro reinserimento lavorativo: dal colloquio conoscitivo individuale focalizzato sulle competenze personali, all’incontro di orientamento lavorativo; dalla scrittura dei curriculum a come affrontare i colloqui; dalla restituzione individuale e definizione del piano di azione per il reinserimento lavorativo fino a incontri di tutoring bisettimanale.