Descrizione Progetto

Restituire a centinaia di bambine il diritto all’infanzia combattendo la diffusione di una pratica dannosa e traumatica come le mutilazioni genitali femminili (Mgf), che possono segnarle indelebilmente a livello non solo fisico ma anche psicologico. A Roma e a Torino la Fondazione L’Albero della Vita combatte le Mutilazioni Genitali Femminili, per salvaguardare in particolare le bambine nate da famiglie originarie di paesi dove la pratica è diffusa. Queste piccole rischiano di subire le mutilazioni, rituali che i genitori non ritengono pericolosi.

Il progetto si svolge in collaborazione con l’ASL capitolina, l’Azienda Ospedaliera San Camillo, l’Associazione Nosostras, l’Associazione Ideadonna Onlus, l’Ufficio Pastorale Migranti dell’Arcidiocesi di Torino, Gruppo Abele, l’Associazione Frantz Fanon.

Donne per le donne

Un approccio innovativo che punta sulle donne per contrastare un rituale che va a colpire duramente proprio l’universo femminile. Veicoli del cambiamento saranno infatti le donne appartenenti alle comunità immigrate dove le mutilazioni sono maggiormente diffuse, le quali promuoveranno la diffusione di una maggiore consapevolezza del fenomeno e di soluzioni per arginarlo. A questo si affiancherà un’opera di formazione e sensibilizzazione degli operatori socio-sanitari e scolastici coinvolti attraverso i quali l’informazione si diffonderà poi all’intera cittadinanza, italiana e straniera.

Mutilazioni genitali, 125 milioni di vittime

Le mutilazioni genitali femminili sono una pratica tradizionale diffusa principalmente nei Paesi africani, che consiste nella rimozione totale o parziale degli organi genitali a bambine e ragazze di età inferiore a 15 anni. Un’operazione nociva per le bambine, in grado di provocare danni permanenti nello sviluppo psico-fisico e nella sessualità.

Un fenomeno dai numeri drammaticamente importanti:

  • nel mondo sono 125 milioni le donne sottoposte a mutilazioni genitali
  • in Europa le vittime di tale pratica sono 500mila
  • in Italia, secondo uno studio condotto dalla Fondazione L’Albero della Vita, le potenziali vittime sarebbero 7.700

Interventi efficaci

Primo passo della strategia per estirpare la pratica delle mutilazioni genitali femminili è l’individuazione di un gruppo di donne appartenenti alle comunità immigrate interessate dal fenomeno che, anche attraverso incontri con operatori sanitari, verranno sensibilizzate su tale pratica come violazione della salute, della dignità e dei diritti delle donne e dei minori. Così sarà possibile elaborare con loro delle strategie d’intervento per la prevenzione e il contrasto delle mutilazioni e saranno le stesse donne a diventare lo strumento tramite il quale tali informazioni e soluzioni penetreranno all’interno della comunità di appartenenza, uomini compresi, e si potrà valutarne impatto e risultati.

Medici e insegnanti consapevoli

Alla maggiore consapevolezza della comunità di appartenenza delle bambine si affiancherà un processo di formazione per aumentare le competenze sull’argomento, tecniche e di relazione interculturale, degli operatori che vengono in contatto con tali comunità e con le minori a rischio:

  • operatori socio-sanitari e mediatori culturali attivi nei consultori familiari
  • pediatri di libera scelta
  • insegnanti delle scuole secondarie di primo grado.

Informare la cittadinanza

Tale opera di sensibilizzazione sarà poi estesa all’intera cittadinanza grazie all’organizzazione di iniziative (incontri, eventi sportivi, spettacoli, laboratori scolastici) che coinvolgano l’intera comunità e divengano veicolo per diffondere la conoscenza dell’argomento.

Aiuta queste bambine

Contribuisci con una donazione per difendere il diritto di essere bambine. Aiuta la Fondazione L’Albero della Vita a estirpare l’odiosa pratica delle mutilazioni genitali femminili.