La scatola come metafora del confine che allontana e separa l’umanità, l’arte circense come strumento per uscirne e rivendicare il proprio diritto alla bellezza. È da questi concetti che è nato e si è svolto lo spettacolo “Box, riflessioni sul diritto alla bellezza”, interpretato dagli allievi della “Scuola di Circo Corsaro” del quartiere Scampia, a Napoli.
11 ragazzi, 4 ragazze e 2 bimbe. Un teatro gremito di gente: famiglie, amici, educatori, gente comune, sostenitori. E la strada, il luogo dove passano tanto tempo, la gran parte della giornata, quando non sono sui banchi di scuola. Non un quartiere qualunque, ma le Vele, un sobborgo di Napoli dove vivono in palazzoni fatiscenti tanti ragazzi che sin dalla più giovane età vengono assoldati come vedette, corrieri della malavita o sicari. E’ proprio in questo posto, presso il Teatro Area Nord nella periferia di Napoli, che è andato in scena sabato 6 giugno uno degli spettacoli di circo sociale più belli ed entusiasmanti dell’intera città: “Box, riflessioni sul diritto alla bellezza” frutto del progetto di Scuola di Circo Corsaro che dal 2012 L’Albero della Vita ha avviato nel quartiere di Scampia, in collaborazione con la “Scuola di Circo Corsaro” diretta da Maria Teresa Cesaroni.
La scuola di Circo sociale rappresenta per i ragazzi una vera e propria forma di riscatto. Da diversi anni infatti alcune “esperienze significative” hanno permesso ai giovani del progetto di “poter crescere, riscattarsi, diventando loro parte attiva della cittadinanza e della comunità”.
Coinvolgendo direttamente bambini e ragazzi più a rischio di disagio, Fondazione L’Albero della Vita promuove il loro riavvicinamento alla scuola attraverso un’attività ludica, offrendo un’alternativa che stimoli la loro crescita personale e infonda fiducia nelle proprie capacità.
Lo spettacolo è stato il momento conclusivo del percorso di studio delle discipline circensi apprese dai ragazzi durante l’anno, e ha riunito in un’unica costruzione scenica i testi da loro ideati sui temi del confine e della bellezza e l’esibizione con trapezi, tessuti aerei, piccola giocoleria, equilibrio e acrobatica. Il risultato è stato un impianto narrativo che attraverso il lavoro corale dei ragazzi di Napoli ha dato voce, ancora una volta, ad un’infanzia e un’adolescenza che chiedono di essere ascoltate.
Ecco di seguito una vera e bella pagina da incorniciare, alcune delle immagini più significative del saggio finale dei ragazzi del progetto Salti Immortali.