Il sogno di un bambino è sentire la campanella sapendo che papà e mamma stanno aspettando all’uscita da scuola. È stare tutti insieme la sera attorno alla tavola mentre ci si racconta la giornata. È ricevere le coccole prima di addormentarsi… Francesca e Giuseppe, due fratellini di 8 e 10 anni che vivono a Milano, tutte queste piccole grandi cose le hanno.

O, meglio, le avevano. Poi, quando papà Mario perde il lavoro, la loro vita cambia bruscamente. I soldi diminuiscono, la preoccupazione aumenta e lui si chiude in se stesso, costantemente alla ricerca di un qualsiasi lavoro che gli permetta di mantenere la famiglia. In breve la situazione diventa insostenibile.

Gli manca persino la forza di sorridere ai suoi figli. Quando vedono che le loro preziose ritualità stanno scomparendo, i bambini capiscono che qualcosa non va. Sempre meno giornate a giocare al parco, sempre meno coccole e parole di tenerezza, come quel “piccola principessa ti voglio bene” che la rendeva felice e che Francesca non sente più…

Mamma Vanessa intanto è costretta ad aumentare le ore di lavoro come collaboratrice domestica e durante il giorno non c’è quasi mai. I bambini stanno in casa a guardare la tv e ogni tanto si scrutano con gli occhi pieni di un dolore che non sanno esprimere.

Varcare la Soglia Roma il programma

Nell’anno peggiore della loro vita, il papà decide infine di emigrare in Germania per trovare un lavoro vero. Per i piccoli è un duro colpo. Diventano taciturni, non sorridono, non vogliono stare con i loro amici.

“Mamma non preoccuparti, puoi contare su di me perché ormai sono grande. Sono triste perché vedo quanto lavori ma stai tranquilla perché ti vogliamo tutti bene. Il papà non è partito per colpa tua ma per lavorare e vedrai che tornerà con noi”.

Leggendo la lettera che Giuseppe le dà in occasione della festa della mamma, Vanessa piange e si vergogna perché un bambino non dovrebbe avere quelle preoccupazioni.

Qualche mese dopo, un’amica racconta alla mamma del programma “Varcare la Soglia”. Vanessa contatta gli educatori e chiede un incontro. Al colloquio dice solo che i bambini vanno male a scuola. Ma negli appuntamenti successivi capisce che quelle persone sono lì per aiutarla, non per giudicarla, e comincia a fi darsi, a raccontare la loro storia, a liberare la sua disperazione. Il Centro diventa una meta quotidiana, un’ancora di salvezza per la sua “nave” alla deriva.

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Sentirsi a Casa è la storia illustrata che descrive il progetto per contrastare la povertà in Italia “Varcare la Soglia de L’Albero della Vita

È il luogo adatto per rimettere a posto i tasselli del puzzle. Dopo ogni colloquio Vanessa acquista sempre più consapevolezza di sé e del percorso che sta facendo: ha saputo utilizzare una sua competenza, la gestione e la pulizia della casa, per sostenere la propria famiglia. Ora non si sente più in colpa. Anche i bambini vogliono partecipare a tutte le attività, non solo al doposcuola, perché al Centro “si sta bene”.

Nei laboratori, alle feste di compleanno o nelle giornate del baratto, ogni occasione è buona per divertirsi, farsi nuovi amici e confidarsi con le educatrici; ormai a loro raccontano tutto, di quando sono tristi oppure che sono felici perché il papà è tornato a casa per le feste. Oggi Francesca e Giuseppe sono più sereni e spesso sono loro a consolare chi ha dei problemi, dicendo di non preoccuparsi perché tutto passa. In effetti, tutto passa quando si trova qualcuno disposto a darti fiducia e quando anche tu ci metti la volontà di non arrenderti e andare avanti.

La loro mamma dice che è tornata a vedere la luce in fondo ai loro occhi perché al Centro hanno trovato il posto giusto per essere felici insieme.

Il posto in cui è “come sentirsi a casa”.

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