“Raccontare Haiti stando in un ufficio di Milano è una cosa, farlo da laggiù è un’altra storia. Cambia tutto. Cambia il ritmo dei battiti del cuore, la paura, cambia come ti senti smarrito quando incroci gli sguardi di quella gente arrabbiata che non sai come riesca a sopravvivere, cambia nel sentire la sete che secca presto la gola sapendo che si può bere solo l’acqua di autobotti che non sempre riescono ad arrivare nel quartiere. E quando finalmente varchi la soglia del Villaggio Italiano e il portone si richiude alle tue spalle, lasciando fuori la baraccopoli e la sua realtà difficile e spietata, ti senti meglio e tiri un sospiro di sollievo. Ti senti protetto. È come entrare in un mondo migliore, in cui i colori vivaci e l’odore di pulito trasmettono un senso di fiducia che le cose cambieranno in positivo. Per i bambini che vivono a Waf Jeremie rappresenta davvero l’unica speranza nel futuro”.

A scrivere queste parole è il nostro collega Alberto che lavora nell’ufficio di Milano, appena rientrato da una missione organizzata per visitare i progetti della nostra Fondazione ad Haiti.

Nei pochi giorni di permanenza nel Paese più povero delle Americhe, ha conosciuto i bambini del centro e le loro storie. Le emozioni sono state davvero forti e molto intense e in queste poche frasi si capisce ancor meglio come il Sostegno a Distanza stia contribuendo a mantenere viva un’oasi di pace e serenità in mezzo al degrado e alla violenza.

Senza i sostenitori, le vite di Jedleneine, Sperando, Cico, Fedlin e di molti altri bambini che Alberto ha incontrato e di cui ha conosciuto anche i sorrisi, si sarebbero già spente da tempo.

Invece oggi in quell’angolo dimenticato di Haiti, grazie all’aiuto di persone sul campo che non si arrendono e dei sostenitori che con impegno e fiducia le sostengono si parla addirittura di futuro. E c’è chi continua a dire che i miracoli non esistono