“Quando mio padre mi propose di andare a parlare con gli operatori di Varcare La Soglia, lo guardai come se non avesse mai capito quale fosse il mio problema: non riuscire a parlare, a confrontarmi con persone che non conosco.
Ma alla fine, per farlo contento, andai, con poche speranze e poca convinzione di risolvere la mia situazione.
Appena arrivato al Centro mi sono stupito subito della serenità con cui operatori e volontari mi hanno accolto: non mi conoscevano, eppure erano tutti molto disponibili e pronti ad ascoltarmi.
È bastata una solo una frase: “Raccontami di te…” per tirare fuori tutto il dolore che da troppo tempo tenevo dentro.

Ho 20 anni e non ho concluso il mio percorso scolastico perché subivo atti di bullismo da parte dei miei compagni.
Questo ha fatto sì che mi chiudessi sempre di più, tanto da non uscire più da casa nemmeno per andare a scuola.

Non ho mai reagito a quelle umiliazioni, perché ho sempre pensato che la violenza non sia mai una giustificazione, ma non avendo il coraggio di denunciare chi mi stava rovinando la vita, decisi di abbandonare la scuola e quell’ambiente troppo violento per me.
Sentivo di aver perso una parte importante della mia vita e non riuscivo a venirne fuori.
Parlare al Centro del mio problema è stato come liberarmi da un grande peso e soprattutto mi è servito a capire che il mio modo di reagire non è sintomo di debolezza, bensì di grande forza, perché il “diverso”, quello “sbagliato”, non sono io, ma chi usa la violenza per sottomettere le persone più sensibili.
Condividere questo mio disagio con persone con cui non avevo un legame ma che stavo conoscendo piano piano mi ha reso in qualche modo più sicuro di me stesso.

Capii che se fossi riuscito a mostrarmi per quello che sono veramente, forse avrei potuto cambiare la mia vita. Che se fossi riuscito a parlare liberamente senza sentirmi giudicato avrei potuto riprendermi quello che avevo perso.
Su consiglio degli operatori iniziai un percorso di orientamento formativo per cercare di recuperare il percorso scolastico abbandonato, anche se ero terrorizzato all’idea di ritornare in una classe con delle persone che avrebbero potuto ferirmi di nuovo. Sempre insieme agli operatori e alla mia famiglia, scelsi di iscrivermi a un corso regionale professionale d’ informatica.

Dopo poco tempo però ritornai “con la coda tra le gambe” dagli operatori, per raccontare che in quel corso non mi ero trovato bene, perché c’erano troppe materie difficili, troppe cose che non riuscivo a seguire.
A quel punto gli operatori mi guardarono increduli e mi chiesero se, oltre alla comprensibile difficoltà di ricominciare a studiare, avessi qualche problema con i compagni corso.
Sgranai gli occhi anche io e capii quello che intendevano dirmi gli operatori: finalmente, la mia unica difficoltà era con le materie e non le persone. Durante le lezioni, infatti, ero riuscito a instaurare un buon rapporto con tutti i miei compagni e tutto ciò che mi aveva sempre terrorizzato era svanito nel nulla.

In quel momento ebbi la sensazione di respirare una ventata di aria fresca, come se per la prima volta le mie spalle, che per troppo tempo erano rimaste piegate, si fossero rialzate più forti di prima.

Gli operatori di Varcare La Soglia mi dissero che avevo superato un ostacolo davvero grande e che avrei dovuto ricordare ogni giorno quel traguardo, così da essere sempre più forte e consapevole delle mie possibilità.
Ho finito il corso di informatica e ho riacquisito la fiducia in me stesso. E adesso sono pronto per iniziare una nuova vita.
Insieme agli operatori del Centro sto iniziando un percorso di orientamento formativo e per la prima volta devo solo occuparmi di scegliere la strada per il mio futuro, capire ciò che mi piace fare e cosa mi piacerebbe diventare.
La mia vita è cambiata tanto, ora esco, ho degli amici che mi vogliono bene, ho degli obiettivi per il futuro.
Adesso posso dirlo: mi sento bene.”

Ogni giorno centinaia di bambini e ragazzi sono vittime di bullismo. Ogni giorno li aiutiamo a capire che “sbagliato” non è chi subisce violenza, ma chi la perpetra, e a ritrovare fiducia nelle loro capacità.

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