Debora e Patrizia, Treviso

Debora e Patrizia da Treviso

Essere amiche vuol dire aiutarsi, comprendersi, sostenersi! E penso che la Fondazione L’Albero della Vita con i suoi progetti rappresenti davvero i valori dell’amicizia, dell’unione, della solidarietà. Valori che un giorno ho deciso di condividere insieme alle persone a me più care: ho organizzato un tè con le amiche e ho raccontato loro della Fondazione, in cosa consiste l’adozione a distanza, il valore del gesto, l’importanza per noi donne di sostenere altre donne o bambine… e ho trovato conferma di tanta amicizia! Ringrazio tutte le mie amiche che hanno scelto di condividere con me i progetti di solidarietà de la Fondazione L’Albero della Vita.

Giorgia e Daniele da Rimini

Sono molto contenta di sostenere la Fondazione L’Albero della Vita: da circa un paio d’anni contribuisco alla crescita di un bambino di nome Rajesh nel West Bengal. Ogni volta che ricevo sue foto, disegni o lettere sono emozionatissima e le mostro subito al mio fidanzato e insieme leggiamo le novità che ci racconta. Ora anche lui ha deciso di intraprendere questa meravigliosa esperienza che ci unisce ancora di più e ci fa sentire quasi dei genitori… Il bambino da lui adottato si chiama Shyamol e aspettiamo con ansia di conoscerlo in foto!

Annalisa da Marina di Carrara

Sono un’insegnante in pensione, ho 67 anni, nubile e non ho figli. Da tre anni sostengo a distanza 5 bambini del West Bengala: Mukul, Sujit, Kanchan, Arun, Dihini. Arun e Dihini hanno sostituito Rijwa e Priyanka i quali si sono trasferiti con la famiglia che ha trovato la possibilità di un lavoro. Ricevere le loro foto, i loro disegni, le loro lettere e le loro pagelle scolastiche è per me una vera gioia. Tra noi si è instaurato un forte legame: mi parlano dei loro amici, dei loro giochi, ma anche dei loro sogni ed io mi ritrovo a giocare con loro e a consigliarli, come facevo con i miei alunni per il loro meglio.

Le prime foto che mi sono arrivate erano di bambini tristi, stanchi, quasi privi di spirito. A lungo andare si sono trasformati! E l’affetto! A Mokul nella mia prima lettera di presentazione avevo scritto che non ho bambini, ma che mi piacciono molto. La sua risposta è stata: “Perché dici che non hai figli? Io sono il tuo bambino e tu sei la mia mamma”. Penso non ci sia bisogno di commenti. Mi danno tanto ed è più di quanto io dia loro.

Sono circa dieci anni che, con vero piacere, partecipo a sostenere delle adozioni di bambini a distanza, grazie all’Albero della Vita.
In tutti questi anni si sono dimostrati un’associazione seria, affidabile ed efficiente. Mi hanno dato costantemente l’occasione di poter essere aggiornato sullo stato di progressivo benessere raggiunto dei bambini che ho sostenuto e che sostengo tutt’ora. Infatti, grazie a loro, mi son reso conto, come, con un piccolo investimento, sia possibile migliorare notevolmente, la qualità della loro vita, già da subito, ed anche di porre le basi per un futuro sicuramente migliore. Cosa che non sarebbe accaduta senza di loro. Grazie Ancora!

Marco e Michela da Milano

Conosco da tempo i progetti della Fondazione L’Albero della Vita e tra gli amici e conoscenti faccio da passaparola. Un giorno però ho avuto un’idea ancora migliore: regalare a mia moglie, in occasione della Festa della Mamma, un progetto di sostegno a distanza per uno dei tanti bambini indiani che hanno bisogno di istruzione, cibo, cure mediche e non ultimo, di sapere che qualcuno da lontano ha a cuore la sua crescita e felicità. La sorpresa è stata grande, ma l’emozione ancora di più!

Paolo da Quatu Sant’Elena

La mia esperienza con il sostegno a distanza ha avuto inizio nel novembre del 2008, grazie ad una carissima amica che lavora presso l’Albero della Vita.
Sino a quella data facevo donazioni ad altre associazioni che si occupano d’infanzia e di bambini con problematiche in tutto il mondo.
Contattai la mia amica telefonicamente, comunicandole la mia intenzione di voler essere uno dei tanti sostenitori con adozione a distanza.L’Albero della Vita era l’associazione che più si avvicinava al mio modo di pensare e di vedere determinate situazioni inerenti agli aiuti dei minori, da quel novembre è cominciata per me questa meravigliosa avventura con un ragazzino Indiano.
Bhaskar, questo è il suo nome, da subito mi è rimasto impresso, perché dalle sue foto ho potuto notare la profondità del suo sguardo, un ragazzo responsabile sia nei propri confronti che nei confronti della sua famiglia, dei suoi educatori e della società in cui vive.
A dire il vero non sono mai stato così presente nel suo percorso di crescita, ma a livello sottile percepisco che lui sa e il legame di amicizia vera e fraterna che ci lega è realmente profondo e meraviglioso.
E’ la prima volta che dico queste cose, che faccio una simile confessione, perché il percorso di crescita da me fatto mi ha portato molto vicino alla filosofia di vita dello stesso Bhaskar.
Mi fa piacere ricevere le sue foto, le sue pagelle e vedere il suo crescere giorno dopo giorno, convinto che quando sarà adulto potremmo magari incrociare le nostre strade in questo percorso evolutivo che tende sempre e solo al miglioramento del nostro essere, così da unire ancor più saldamente il pensiero che crea l’emozione e la vibrazione, parte integrante di questo meraviglioso universo.
Questa mia testimonianza vuole essere da sprone a chiunque desideri poter dare un contributo, un aiuto a chi ha bisogno per poter avere l’opportunità come l’ha avuta l’amico Bhaskar e tanti altri ragazzi, di poter inseguire i loro sogni e divenire coloro che un giorno saranno i condottieri di questo Pianeta.
Ogni essere umano ha diritto di sognare, ha diritto al merito, ha diritto di vivere dignitosamente e chiunque ha la possibilità, ha il diritto di portare il proprio contributo affinché un singolo sogno assieme ad infiniti altri singoli sogni, diventi un unico grande sogno.
Mi auguro che questo mio messaggio possa essere compreso e consapevolmente acquisito nel profondo del cuore da tante persone, perché solo così si può fare la vera rivoluzione per un cambiamento evolutivo atto al benessere di tutti.
Grazie al SAD de L’Albero della Vita per questa meravigliosa opportunità.

Daniele in India

Ripensare all’India dopo mesi nella comodità di casa mia mi fa sempre un effetto strano: mi sembra sempre un bel sogno velato di una leggera tristezza e malinconia.
E‘ difficile spiegare l’India a chi non c’è mai stato e anche per chi l’ha vissuta molto spesso rimane molta confusione in testa. La prima volta che sono stato in India sono rimasto sconvolto; la povertà è dilagante, il caos incessante, gli odori, i sapori e le immagini a volte troppo pesanti da immagazzinare; allo stesso tempo sono rimasto incantato da questa popolazione meravigliosa piena di gioia e di sorrisi, che vive in un posto che di felicità ne regala ben poca; un posto che sta godendo di uno sviluppo economico senza eguali ma proprio a causa di questa crescita repentina rischia di lasciare ancora più indietro gli“ultimi“. Più volte passeggiando per le strade assalito dall’ingente quantità di vecchi mendicanti, dai bambini senza un abito addosso mi sono chiesto di come si faccia ad essere ricchi in un posto come questo: come si possa guardarsi allo specchio senza vergogna, sapendo che fuori dalla tua casa c’è un’infinità di gente che vive lungo le strade in baracche, bambini e invalidi che vivono per strade intasate di traffico e smog; poi ho riflettuto meglio e mi sono reso conto che io stavo facendo la stessa cosa; solo perchè la mia vita era a migliaia di chilometri nella parte “fortunata“ del mondo, non ero immune dalla vergogna di non fare nulla per quella gente bisognosa di tutto.
E‘ difficile dire quante volte mi sono sentito impotente; ma non per non essere riuscito a dare denaro a chi lo chiedeva, piuttosto per non essere riuscito a restituire un sentimento di riconoscenza a tutte persone che mi hanno regalato un sorriso, una parola, un saluto in cambio di nulla. L’India mi è entrata dentro per questo; per la grandezza della sua popolazione. Volevo e dovevo fare qualcosa. Dopo qualche tempo essere tornato a casa navigando su internet vengo a conoscenza dell’Albero della Vita una onlus che tra i vari progetti ha anche quello di aiutare i bambini nella regione di Calcutta. Decido che mi piace come operano e provo con circa un euro al giorno a sostenere questa onlus. Col passare del tempo si paventa un nuovo viaggio in India e per due giorni sarò a Calcutta; metto in moto la macchina organizzativa dell’Albero della Vita e i volontari che, con una gentilezza raramente incontrata mi organizzano un incontro presso una delle loro sedi.
Parto con un paio di amici; l’India è di nuovo lì che mi aspetta gonfia delle sue contraddizioni, del suo caldo torrido, della sporcizia e di cantieri edili sparsi ormai ovunque. Arriva anche il giorno dell’incontro. Non è facile raccontare il cocktail di emozioni provate in quel giorno. Non farò il riassunto minuto per minuto della giornata; dico solo che quello che fanno i volontari della onlus fa credere che ancora ci possa essere qualcosa di buono e grande al mondo; il centro da noi visitato si occupa di bambini con disabilità psico-fisiche ed è inutile sottolineare quello che devono affrontare le famiglie (molto spesso le sole madri) per poter garantire un’esistenza dignitosa a questi bambini; i volontari se ne sono andati di villaggio in villaggio a convincere i genitori che qualcosa può essere fatto e che, se curati, per i loro figli può esserci qualche miglioramento; alcune madri si sono lasciate convincere, molte volte senza l’appoggio del resto della famiglia e tutte le mattine fanno viaggi a dir poco estenuanti, al limite dell’impossibile, per poter far partecipare i figli alle sedute di fisoterapia e riabilitazione offerte nel centro.
All’interno del centro non avviene alcun miracolo: nessun bambino si alza dalla sedia a rotelle e comincia a camminare, nessun bambino affetto da malattie psichiche comincia a parlare o a ragionare come gli altri coetanei; ci sono solo piccoli miglioramenti, a volte più tangibili, altre meno, ci sono bambini che riescono a fare qualche passo di danza o provano a camminare sul tapis roulant o a fare movimenti più complessi nella piscina costriuta nel centro o anche ad articolare qualche frase; ma la cosa più grande, la cosa più preziosa e unica che i volontari riescono a fare è portare la speranza; la speranza per le madri di poter vedere il proprio figlio in piedi da solo, la speranza per un padre di poter sentire cantare la propria figlia o la speranza di vedere questi bambini vivere nel modo migliore possibile in una società che, vessata da milioni di problemi, spesso non ha tempo e l‘interesse di aiutare chi è partito con una marcia in meno.
I sorrisi di quelle madri, la riconoscenza e il rispetto letti nei loro occhi mi ha fatto sentire un piccolo uomo perché io non faccio praticamente nulla per loro ma, allo stesso tempo, mi sono sentito grande perché ho realizzato di essere parte, anche se in modo infinitesimale, di questa organizzazione che rende la vita di tanti bambini e tante persone meno amara possibile. In conclusione vorrei ringraziare tutti volontari della sede di Milano dell’Albero della Vita che si sono impegnati per organizzare la mia visita, Sucharita, la nostra referente locale, una ragazza dolcissima che ci ha accompagnato durante il viaggio, Padre Soosai, le sorelle e tutti gli altri volontari che vivono nel centro, che ci hanno dato un’accoglienza unica e tutti gli altri che come me donano qualcosa e rendono possibile tutto ciò e a cui raccomando nei momenti di sconforto e di buio che a volte incontriamo nella vita, di pensare che di là, da una parte lontana del mondo c’è qualcuno che grazie al nostro aiuto adesso sorride e spera, e la giornata si rischiarerà.