“Una delle studentesse che seguo è arrivata in Italia da qualche anno, ma il suo livello scolastico non era sufficiente. Siamo partiti con il rischio della bocciatura, e la ragazza era molto poco motivata. Abbiamo lavorato soprattutto sulla motivazione, sulla capacità di raggiungere gli obiettivi. E mi ha molto colpito quando la scorsa settimana, dopo aver studiato con molto impegno per una verifica, mi ha detto di aver preso un ottimo voto, molto superiore alla media dei compagni bravi. Ora ha preso consapevolezza di potercela fare, di poter andare avanti e addirittura di poter essere promossa senza materie da recuperare”

A parlare è Walla, 22 anni, tutor di origine egiziana, una delle ragazze che si è impegnata in questi mesi per aiutare altri giovani di origine straniera a integrarsi a Reggio Emilia, partendo dallo studio per arrivare a prendere confidenza col paese e con se stessi.

Perdita di fiducia in se stessi

Troppo spesso i figli di immigrati, le cosiddette seconde generazioni di cittadini italiani, affrontano non solo il problema della lingua, ma anche una grossa frustrazione, che convince di non essere in grado di realizzarsi nella vita. Questi giovani volontari (i tutor) aiutano altri ragazzi con il loro stesso background. Le similitudini spingono entrambe le parti a fidarsi l’uno dell’altro e i risultati non mancano.

Essere Esempio che porta risultati

“Una mamma di un ragazzo mi ha chiamato dicendomi che il ragazzo era rimasto colpito e che voleva andare all’università dopo aver ascoltato le mie esperienze – racconta Amro – Era stranita, diceva che il figlio, che non aveva mai parlato di università, dopo due o tre volte che ci siamo visti ha accennato questa eventualità”.

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