C’erano famiglie con bambini piccoli, donne incinte, padri che speravano di poter ricostruire una vita per sé e per le proprie famiglie. Era questa la realtà dei primi profughi che arrivavano a Milano dalla Siria, gente disperata ma orgogliosa, con tante speranze e tanti sogni.
Trafficanti tra i disperati
C’era la piccola L., nata 30 giorni prima a Catania. Alla madre, una giovane siriana in fuga dalla guerra, si erano rotte le acque mentre era sul barcone, nel Mediterraneo. La Guardia Costiera italiana l’ha salvata in extremis. C’erano i “trafficanti”, uomini senza scrupoli che offrivano viaggi e trasporti a prezzi altissimi, con la promessa di portare le famiglie verso nord, in Francia o Germania. Presi i soldi, scomparivano. Le realtà sociali intervenute, coordinate dal Comune di Milano, hanno creato un cordone per aiutare queste persone, garantire la loro sicurezza, un tetto, un percorso di recupero dopo tante difficoltà.
Uno spazio a grandezza di bambino
E poi c’erano i bambini, con ancora la guerra negli occhi. Molti di loro non erano mai andati a scuola, non avevano mai visto un libro, non conoscevano le regole e neppure cosa volesse dire giocare insieme, dopo anni passati chiusi in casa con la paura delle bombe e poi in viaggio. Con i nostri laboratori, oltre 5.000 bambini hanno finalmente trovato un luogo per loro, uno spazio completamente a loro disposizione, dove giocare, disegnare, ritrovare la loro dimensione, imparare a rispettare delle regole di convivenza e a sviluppare le proprie capacità.
Il progetto si è ingrandito, ottenendo poi la collaborazione dell’Università Cattolica di Milano, che sta realizzando uno studio sulle capacità di resilienza dei bambini, è venuto in visita il senatore Manconi, presidente della commissione diritti umani, e numerosi giornalisti.
L’aumento esponenziale a settembre dei minori accolti (oltre 1000) dimostra che l’emergenza non è finita. Le famiglie continuano ad arrivare, perché la guerra in Siria è addirittura peggiorata. Ma a Milano possono trovare una città accogliente e sperare in una vita tranquilla e felice.